Il Green Deal potrebbe avere un costo insostenibile per l’Italia. Questo pacchetto di misure climatiche voluto dall’Unione Europea, che include tra le altre misure lo stop alle automobili a motore termico entro il 2035, rischia di avere un impatto disastroso per alcuni Paesi tra cui il nostro. Mentre la BCE, nella persona dell’esponente tedesca Isabel Schnabel, ha spiegato in una conferenza a Stoccolma che il rialzo dei tassi di interesse è giustificato in quanto il “mancato arresto in modo tempestivo” dell’inflazione “metterebbe a repentaglio la transizione verde”, l’Italia potrebbe trovarsi a pagare un prezzo più esoso per previsto per la transizione green.



Come analizza Libero Quotidiano, per rispettare il divieto di vendita dei veicoli con motore termico a partire 2035 e passare forzatamente all’auto elettrica, in Italia si avrebbe la perdita di 4 milioni di posti di lavoro. Secondo il centro di ricerca Està a rischio sarebbero 110-120mila addetti del settore. Ma un’altra questione è anche quella relativa ai costi del Green Deal. Per convertirsi alla transizione ecologica, le industrie italiane dovrebbero spendere 650 miliardi di euro su un arco di tempo di dieci anni, come quantifica il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Una cifra che sarebbe coperta dai fondi del Pnrr solo per il 6% del totale, mentre il costo restante dovrebbe essere coperto dalle imprese.



Green Deal e transizione ecologica, misura UE richiederà spesa per il 6,5% del Pil

L’Unione Europea, tramite le parole del ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, già a febbraio ha annunciato di non voler stanziare altri fondi per la transizione ecologica. In questo modo l’Italia avrebbe a disposizione circa 250 miliardi di euro del Recovery Fund. Secondo la società di consulenza McKinsey, le cifre richieste dal Green Deal sarebbero però decisamente superiori. In particolare, per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 gli Stati membri dovranno sostenere una spesa stimata in 1.700 miliardi di euro all’anno, pari a una media del 6,5% del Pil nel periodo considerato.



Un’altra questione è il piano decennale di sussidi degli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act (Ira), che elargirà crediti di imposta e incentivi per 369 miliardi di dollari per incoraggiare la produzione di tecnologie verdi nel Paese. Una minaccia concreta per l’Europa, da cui le grandi aziende stanno già puntando gli occhi verso gli Stati Uniti in vista di una possibile delocalizzazione. Per combattere questo rischio, Bruxelles pensa di stracciare gli intralci normativi agli aiuti di Stato, favorendo soprattutto i governi tedesco e francese che potranno disporre di maggiori margini di manovra e quindi assegnare sussidi alle aziende. Mentre l’Italia potrebbe restare indietro. Come sottolinea Libero, la Commissione Europea a marzo 2022 ha autorizzato in totale 673 miliardi di euro di sussidi di cui il 53% stanziato dalla Germania e il 24% dalla Francia, con appena il 7,6% dall’Italia.