L’Australia autorizza da oggi, 1 luglio, l’utilizzo delle droghe, precisamente di MDMA e funghi allucinogeni, per curare i disturbi mentali, in particolare stress post-traumatico e depressione. Come si legge sul sito della BBC, si tratta di una mossa controversa che secondo numerosi scienziati ed esperti del settore rappresenta una svolta. Per altri invece, si tratta di una decisione esagerata e frettolosa, paventando il rischio di un’ulteriore conseguenza spiacevole causata dall’uso delle stesse droghe che invece dovrebbero curare il problema. Tra l’altro i media australiani sottolineano anche il costo non proprio economico di tale tipo di terapia, visto che si parla di decina di migliaia di dollari per le casse dello stato.



L’MDMA, nota anche come ecstasy, è una droga sintetica che agisce da allucinogeno aumentando le esperienze sensoriali di chi la assume, e distorcendo il senso del tempo. I funghi allucinogeni sono invece una droga naturale che provoca appunto allucinazioni a causa del composto attivo psiolocibina. Gli psichiatri sono autorizzati a prescrivere da oggi l’MDMA per il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e la psilocibina per la depressione che ha resistito ad altri trattamenti e Mike Musker, ricercatore di salute mentale presso l’Università del South Australia, spiega come tale terapia verrà attentamente monitorata; non si tratterà quindi di un “prendi una pilla e vattene”, definendo la scelta del governo “un punto di svolta”.



AUSTRALIA, MDMA E FUNGHI ALLUCINOGENI PER CURARE MALATTIE MENTALI: I COMMENTI DEGLI ESPERTI

La terapia a base di MDMA dovrebbe durare fra le cinque e le otto settimane, per una seduta di otto ore, con il terapista che rimane con il paziente per tutto il tempo dell’effetto della droga. In ogni caso i pazienti non devono aspettarsi miracoli. “Ho letto di storie in cui le persone hanno avuto quelli che vengono chiamati ‘brutti viaggi’, o che hanno rivissuto il loro trauma, quindi dobbiamo prestare molta attenzione”, ha concluso il dottor Musker.

Scettica infine la professoressa Susan Rossell, neuropsicologa cognitiva presso la Swinburne University di Melbourne: “Quando si guardano gli interventi… per qualsiasi altro tipo di malattia, che si tratti di malattie cardiovascolari o cancro, non è possibile immettere un farmaco sul mercato così rapidamente come è stato fatto”, ha detto ad AFP.