Circa 13 milioni di americani soffrono di disturbo da stress post-traumatico e le terapie esistenti sembrano non garantire un sollievo efficace a tutti coloro che hanno a che fare con i sintomi a esso legati. Per questo la delusione è stata tangibile quando la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha votato, con il proprio comitato, contro una terapia che molti speravano potesse offrire un nuovo trattamento al disturbo: parliamo di una cura a base di MDMA che secondo alcuni esperti potrebbe funzionare concretamente. Gli americani hanno ancora speranza che il trattamento possa essere approvato quando la FDA esprimerà la sua decisione finale ad agosto: gli studi condotti, infatti, hanno evidenziato che circa due terzi delle persone che hanno ricevuto tre cicli di MDMA sembravano guarite.



Si tratta di un risultato efficace il doppio rispetto a quello dei farmaci esistenti, come affermato da Gül Dölen, neuroscienziato dell’Università della California. “Il trattamento ha portato a miglioramenti duraturi in questi pazienti, della durata di almeno sei mesi” ha spiegato. “Anche se ci sono dei rischi, dobbiamo capirli, perché non possiamo impedire che questo trattamento sia disponibile” ha sottolineato invece Rachel Yehuda, professoressa di psichiatria e neuroscienze presso la Icahn School of Medicine del Monte Sinai che ha condotto studi sugli effetti della terapia assistita da MDMA per il disturbo da stress post-traumatico.
La FDA sta attualmente valutando una richiesta da parte della società farmaceutica californiana Lykos Therapeutics per l’utilizzo di capsule di MDMA assunte insieme alla terapia nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico ma il primo parere è stato appunto negativo.



MDMA per curare il disturbo da stress post-traumatico: perché non convince il comitato FDA

La commissione della FCA ha discusso a lungo sull’efficacia e sulla sicurezza di una terapia a base di MDMA. La BBC ha contattato gli 11 membri del comitato chiedendo un commento: uno dei membri, Kim Witczak, sostenitore della sicurezza dei farmaci e rappresentante dei consumatori del comitato, ha affermato che “questo è un territorio nuovo e deve essere percorso con attenzione”. Il voto del comitato non è vincolante, ma potrebbe influenzare la decisione della FDA di approvare il trattamento, che sarà annunciata entro l’11 agosto. La FDA, come ricorda proprio la BBC, ha rifiutato di approvare il 67% dei farmaci che hanno ricevuto un voto negativo dai suoi comitati consultivi: in particolare i membri hanno espresso preoccupazione sulla possibilità di fidarsi dei risultati positivi degli studi pregressi.



Secondo la FCA, infatti, “la differenza tra il gruppo attivo e quello placebo è statisticamente significativa secondo le analisi ma relativamente piccola da far pensare che il ruolo del bias delle aspettative non possa essere affatto escluso in quanto potenzialmente responsabile di gran parte di quella differenza”. Inoltre, gli studiosi del comitato hanno sollevato un altro dubbio: il 40% dei partecipanti aveva già assunto MDMA in precedenza, da due a quattro volte negli ultimi 10 anni. Molto probabilmente, dunque, questi partecipanti potevano aver dato un giudizio positivo perché condizionati dal loro pregresso uso di droghe. Il comitato ha anche sollevato dubbi sulla possibilità che le persone che assumono MDMA in ambito clinico possano sviluppare una dipendenza in seguito, anche se secondo gli studiosi non è così.