GUERRA MONDIALE: VERTICE LAVROV-KULEBA IL 10 MARZO IN TURCHIA

Un momento importante, forse il primo davvero decisivo di questa guerra in corso tra Russia e Ucraina, avverrà il prossimo 10 marzo ad Antalya, in Turchia: è fissato infatti per giovedì il primo colloquio in presenza tra il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e l’omologo ucraino Dmytro Kuleba. Dopo tre round di negoziati in Bielorussia negli ultimi giorni, le singole richieste dei contendenti verranno portati avanti dai rispettivi capi della diplomazia, un solo “gradino” sotto i Presidenti Putin e Zelensky.



Sembra difficile vedere già questo giovedì in Turchia la soluzione per un cessate il fuoco duraturo, eppure qualche lieve spiraglio si osserva nella pur difficilissima situazione di queste ore (tra corridoi umanitari attivati ma subito sospesi per attacchi dell’esercito russo e durissime sanzioni dagli Stati Uniti contro la Russia, con l’embargo di gas e petrolio): «Su Crimea e Donbass con la Russia possiamo discutere e trovare un compromesso, su come continuare a vivere», ha spiegato alla ABC il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky aprendo un lieve spazio di negoziato con il Cremlino. «Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno, possiamo discutere e trovare un compromesso. Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori», aggiunge il capo del Governo di Kiev. Resta da capire ora le tempistiche e soprattutto i veri attori in campo per trovare la giusta mediazione che ponga la fine del conflitto disperato sul fronte Est dell’Europa: un occhio particolare andrà poi dato a quanto avviene sul fronte energetico, con l’embargo Usa-Uk al petrolio russo che potrebbe scatenare l’opposta promessa di Mosca di interrompere immediatamente l’afflusso del gas nel Nord Stream 1, ovvero il condotto che porta in Europa il gas russo.



CHI SARANNO I MEDIATORI PER LA GUERRA RUSSIA-UCRAINA

Un primo importante e possibile mediatore si chiama Erdogan: dopo le telefonate continue con Putin negli scorsi giorni, nel tentativo di farlo desistere all’aumentare del conflitto in Ucraina, la scelta di Lavrov e Kuleba di accettare la mediazione del Ministri degli Esteri Cavusoglu conferma lo status di credibilità negoziale di Ankara. Alternativi e tutt’altro che destinati ad un ruolo dei secondo piano è la Cina di Xi Jinping: ieri con il Ministro Wang Yi erano già state gettate le prime basi, «la Cina è pronta per avere un ruolo costruttivo nella crisi in Ucraina e a lavorare con la comunità internazionale per una necessaria mediazione». Resta però il ruolo tutt’altro che super partes, in quanto la stessa Pechino ha ribadito come l’amicizia con la Russia «resta solida come la roccia». Oggi il Presidente Xi, in vertice triangolare con Germania e Francia (il cancelliere Scholz e il Capo dell’Eliseo Macron), ha sottolineato di voler interpretare il ruolo di mediatore per far concludere la guerra in Ucraina: «serve lavorare assieme per ridurre le conseguenze della crisi», anche se giudica le sanzioni occidentali «un impatto fortemente negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento, trascinando al ribasso l’economia mondiale che è sotto il pesante impatto della pandemia del Covid-19 e saranno dannose per tutte le parti». Un ruolo marginale tra i possibili “mediatori” nei primi giorni ma emerso con forza in queste ultime settimane è certamente Israele: il Premier Bennett nel weekend è volato a sorpresa al Cremlino per parlare direttamente con Putin, così come poi ha triangolato con Zelensky e l’Ue per impostare le basi negoziali di una fine guerra. «Anche se le probabilità non sono grandi, tutte le volte che c’è una piccola fessura nostro obbligo morale è di fare ogni tentativo per far dialogare tutte le parti», ha ribadito Bennett tornando in Israele, «finché la candela è accesa dobbiamo sforzarci».



Da ultimo, Papa Francesco in persona si è messo a disposizione con tutta la diplomazia del Vaticano per far deporre le armi immediatamente: «Quella visita in ambasciata è stata un gesto inedito, che ha destato la sorpresa generale, ma molto significativo. Il Papa ha voluto manifestare da una parte la sua profonda preoccupazione, dall’altra consegnare personalmente il suo pressante invito affinché ci sia una svolta verso la pace, soprattutto da parte della Russia», ha spiegato oggi a “Famiglia Cristiana” il Segretario di Stato Card. Parolin, nel giorno in cui ha sentito telefonicamente il Ministro degli Esteri russo Lavrov. «Il cardinale – ha dichiarato il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni confermando la notizia della telefonata – ha trasmesso la profonda preoccupazione di Papa Francesco per la guerra in corso in Ucraina e ha riaffermato quanto detto dal Papa domenica scorsa all’Angelus. In particolare ha ribadito l’appello perché cessino gli attacchi armati, perché si assicurino dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, perché alla violenza delle armi si sostituisca il negoziato. In questo senso concludendo la telefonata Parolin ha riaffermato la disponibilità della Santa Sede a fare di tutto per mettersi al servizio di questa pace», conclude la Santa Sede. Con gli Usa fuori gioco per la mediazione dopo l’embargo lanciato su Mosca e con l’Unione Europea “impantanata” tra le diverse posizioni tra Francia, Germania, Italia, Spagna e tutti gli altri, la “lista” dei mediatori per far finire la guerra è lunghissima. Chi con tanti interessi “collaterali” e chi (come il Papa) che si pone nell’interesse umanitario primario.