Medici eroi in prima linea nella “guerra” contro il Coronavirus: ma cosa sarà di loro dopo questo periodo così difficile, che spesso li costringe a prendere scelte che possono determinare la vita o la morte dei pazienti?

Il tema è delicato: è anche vero che non solo durante una pandemia di Coronavirus può succedere questo, ma il Covid-19 sta amplificando tutto perché ai medici sono richiesti turni massacranti, in condizioni anche fisicamente difficili, che possono mettere a repentaglio la loro stessa salute e nelle quali il confine tra vita e morte si è fatto ancora più sottile.



Il periodico The Conversation sviscera la questione in un lungo articolo che tocca molti punti cruciali dell’essere medico durante la pandemia di Coronavirus, facendo previsioni anche sul dopo, quando potrebbero essere loro stessi ad avere bisogno di un sostegno per non essere travolti dal dramma che stanno vivendo. Il New York Times in un articolo ha riportato le preoccupazioni di diversi medici della Grande Mela che presto potrebbero ritrovarsi a dover decidere chi privilegiare nell’utilizzo dei ventilatori.



MEDICI COME SOLDATI IN GUERRA

Il dilemma è morale, ma ha anche riflessi legali, perché i medici si sentono esposti anche ai rischi di eventuali azioni legali da parte di parenti che non fossero soddisfatti dell’assistenza fornita ai loro cari, a maggior ragione in caso di decessi.

I medici si ritrovano insomma davvero in una situazione paragonabile a quella dei soldati in guerra e di conseguenza proprio come chi rientra da una guerra potrebbero dover affrontare conseguenze psicologiche a lungo termine quando il peggio dell’emergenza Coronavirus sarà passata.

In America si guarda anche all’esperienza dell’Italia, primo Paese occidentale che si è dovuto confrontare con gli effetti più drammatici del Coronavirus nelle corsie degli ospedali: il criterio per agire naturalmente è fare ciò che può portare i migliori benefici e al massimo numero di persone possibili, ma anche qui scatta l’inevitabile paragone con i medici al tempo di guerra. La disciplina è esattamente la stessa, cioè la “medicina delle catastrofi“. In queste circostanze, può anche capitare che si venga costretti a compiere scelte che vadano contro i propri principi morali.



DILEMMA MORALE E SCELTA PER IL “MENO PEGGIO” PER I MEDICI

Scegliere tra un paziente e l’altro va contro ciò che i medici hanno sempre pensato della propria professione e del modo di comportarsi verso i pazienti stessi. La vita dei pazienti infatti è e dovrebbe essere sempre il valore supremo di chi ritiene un sacro dovere la responsabilità di agire per il bene del paziente, e ciò è valido verso ogni singolo malato: così almeno in tempi “normali”, ma Coronavirus nelle situazioni più critiche sta rendendo molto difficile riuscire davvero a comportarsi così.

Scegliendo chi potrà ottenere certi trattamenti – o almeno chi li potrà ottenere per primo, ma nella consapevolezza che per chi viene messo da parte potrebbe poi non esserci più tempo – i dottori saranno costretti a sacrificare uno dei cardini più sacri della loro professione e delle loro convinzioni. Questo verosimilmente causerà traumi anche a lungo termine in molti di loro.

La natura di queste decisioni è ancora una volta affine a quella di chi ha il potere di prendere decisioni militari nel corso di un conflitto. Potrebbe dunque essere necessario prendere la decisione “meno peggiore”, piuttosto che evitare una qualsiasi decisione. C’è però una profonda connessione fra la necessità di prendere decisioni di questo tipo e una forma di trauma psicologico morale frequente appunto fra i soldati.

CORONAVIRUS VERA GUERRA PER I MEDICI

Il paragone tra il Coronavirus e una guerra è dunque sempre più profondo e chi è in prima linea contro la malattia vive un’esperienza che si può davvero paragonare a una guerra di trincea in stile Prima Guerra Mondiale – le poesie di Ungaretti vi dicono qualcosa? Molti leader d’altronde hanno apertamente parlato di una guerra contro la pandemia, da Donald Trump a Boris Johnson fino a Emmanuel Macron.

Per quanto riguarda gli americani, ad esempio, Coronavirus dovrebbe fare più vittime di quante gli USA ne ebbero nella stessa Grande Guerra, oppure nella Guerra di Corea o nel Vietnam. Più questa guerra continuerà, più i medici “in trincea” saranno costretti a prendere decisioni che possono cambiare la vita delle persone, appunto in base al criterio del “meno peggio”, richiedendo magari di violare principi considerati sacri.

Questa “ferita morale” potrebbe pesare su moltissimi medici, di conseguenza l’articolo esorta a dare tutto il supporto necessario ai medici anche sotto questo punto di vista. Alcune decisioni saranno probabilmente inevitabili, sarà dunque importante che non venga dimenticato il costo di queste decisioni per i medici che saranno costretti a prenderle.