Il generale Francesco Paolo Figliuolo continua a sottolineare quanto sia importante aumentare in fretta le dosi di vaccinazioni giornaliere. Non basta infatti l’obbiettivo, oggi in parte raggiunto, delle 500mila dosi, ma, dice il generale, è necessario arrivare ad almeno un milione di dosi. Per fare questo è necessario coinvolgere i 43mila medici di famiglia presenti in Italia e le 20mila farmacie: “Se ogni medico inoculasse dieci vaccini al giorno, otterremmo 430mila dosi in più, alle quali se ne potrebbero aggiungere altre 100mila grazie alle farmacie”.



In realtà, già lo scorso 29 marzo era stato firmato un protocollo d’intesa tra governo, Regioni, Federfarma e Assofarm per la somministrazione nelle farmacie, mentre il 9 aprile Federfarma aveva annunciato il numero delle farmacie che aderivano all’iniziativa, 11mila in tutto, ma il piano di vaccinazione non è mai iniziato. Secondo Stefano De Lilllo, medico di base che per anni si è occupato di politiche sanitarie, “oggi siamo entrati in una nuova fase della campagna di vaccinazione, dove le fasce più deboli e i più anziani sono state ampiamente coperte. Il rischio adesso è che a fronte di milioni di dosi di vaccini disponibili i più giovani e la paura diffusa su certi tipi di vaccini facciano rinunciare al vaccino stesso. Fa bene dunque il generale Figliolo a lanciare questa campagna che faciliterà di molto rispetto a oggi la possibilità di immunizzarsi”.



Il generale Figliuolo sollecita una adesione di massa a farmacie e medici di famiglia perché partecipino attivamente alla campagna di vaccinazione. Una adesione che era già in atto, ma non era mai cominciata. Pensa ci siano problematiche da risolvere?

No, penso che invece siamo arrivati, dopo cinque mesi e mezzo di campagna vaccinale, a una nuova fase. Mentre prima il tema era pochi vaccini per coprire le fasce più deboli come over 80, varie patologie e pazienti fragili, ora siamo in una fase di non più pochi vaccini e categorie target da proteggere, ma di tantissimi vaccini disponibili e di diminuzione della percezione del rischio, perché andremo verso una riduzione dei contagi.



Pensa quindi che ci sia il rischio che la gente smetta di vaccinarsi?

È un rischio da combattere, perché c’è un pregiudizio: la diversificazione dei vaccini, dove in realtà non c’è differenza tra loro. Quindi il rischio è che si vada verso una situazione dove, soprattutto i giovani che non hanno voglia di vaccinarsi perché magari sono in vacanza e non percepiscono il pericolo, ci si ritrovi con dosi di vaccini in eccesso ferme nei frigoriferi. La proposta di attivare chi ha sempre vaccinato, cioè i medici di famiglia per l’influenza stagionale, dai quali si va con un semplice appuntamento un’impegnativa per i farmaci da assumere, è ottima.

Quindi, meno burocrazia e liste di attesa?

Non dare più 10-12 dosi a settimana, ma anche di più al giorno. Noi medici di famiglia diamo la possibilità di reperire il contatto a tantissimi pazienti non vaccinati, che quando vengono magari a prendere la ricetta fanno anche il vaccino. Abbattere le liste per fasce così come si fa ora, ma permettere a tutti gli under 50 che vogliono vaccinarsi, perché è di questi che stiamo parlando, di poterlo fare. Puntiamo al prossimo obbiettivo, l’immunità di gregge, così da non far più circolare questo virus, evitare le varianti e impedire a settembre che arrivi una nuova ondata. Dare le dosi ai medici di famiglia e immediatamente fare il vaccino senza essere obbligati con prenotazioni che possano interferire sulle vacanze o ad andare negli hub vaccinali, che, come succede a Roma, non sono esattamente sotto casa.

Al momento il coinvolgimento dei medici di base non è uniforme e diffuso in tutte le regioni, come potenziarlo? Ci sono problemi da superare?

Ritengo che ciò che già c’è sia sufficiente. La rete dei medici di base è pienamente attiva e sufficiente, potremo vaccinare in condizioni di maggiore tranquillità, con medici e personale vaccinato, con pazienti più fragili già vaccinati e non sotto l’ondata di una pandemia. Sicuramente i medici avranno le capacità per dedicarsi alla prevenzione.

Senza dimenticare che a settembre dovrebbe partire anche la vaccinazione influenzale classica. Non sarà un impegno troppo gravoso?

L’importanza della vaccinazione per il Covid  è centrale, però cominciamo a buttare la mente all’acquisto dei farmaci influenzali per settembre, altrimenti facciamo la fine dello scorso anno quando nel Lazio i vaccini sono arrivati a febbraio. Ferma restando la priorità Covid, dobbiamo attrezzarci per settembre perché si pensi al vaccino influenzale.

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