Sono sempre di più, secondo un’indagine svolta dall’Ordine e riportata dal quotidiano La Nazione, i medici di base che instaurano un rapporto su Whatsapp con i pazienti. Si tratta, concretamente, di un’opportunità positiva perché, almeno per certi versi, permette di semplificare e velocizzare la comunicazione medico-paziente, ma rappresenta anche una particolare, e completamente nuova, sfida fatta di rischi e possibili problemi.
Sul sempre più massiccio uso di Whatsapp da parte dei medici di base, ed ovviamente sui suoi rischi, si è incentrato un convegno dell’Ordine dei medici di Firenze, voluto e guidato da Pietro Dattolo. Un convegno necessario e che, probabilmente, dovrebbe essere riproposto anche oltre ai confini di Firenze, perché dalla pandemia il numero di interazioni con messaggi sono aumentate parecchio. Secondo un’indagine, infatti, circa un medico di base su due (il 47,6% per l’esattezza) scambia messaggi Whatsapp con i pazienti. Sono 8 su 10, invece, i dottori che hanno avuto almeno un contatto smartphone con gli assistiti, e la maggior parte di loro avrebbe trovato la pratica un’invasione della sfera privata.
I rischi del rapporto tra medici di base e pazienti su Whatsapp
Insomma, Whatsapp utilizzato dai medici di base per comunicare con i pazienti è una vera e propria risorsa, ma che andrebbe centellinata e, forse, normata, o quanto meno “chiusa” in un recinto che ne delimiti l’applicabilità. Lo spiega bene lo stesso Dattolo alla conferenza, il quale ritiene che “è importante non perdere di vista il confronto umano, di persona, che resta il centro di questa professione. Occorre”, aggiunge, con tono più grave, “anche porre attenzione al tema della privacy“.
Del rapporto tra medico di base e paziente, mediato da Whatsapp, ne parla, per esempio, Ivan Cavicchi (sociologo dell’Università di Roma). “Mai confondere comunicazione e informazione. Un messaggio serve per informare, ma chi lo raccoglie può interpretarlo a proprio piacimento, con enormi rischi di incomprensioni”. E proprio questo, le incomprensioni, sarebbe uno dei punti critici della mediazione su Whatsapp del rapporto tra medico di base e paziente. Un medico che, leggendo un messaggio, non riesce a rispondere, o non vuole farlo, potrebbe mettere in pericolo la salute o il benessere di un paziente, con l’esito (già verificatosi diverse volte) che si apra un difficile contenzioso legale ai danni del medico.