Dalla carenza dei medici fino all’esubero: è questo il rischio che si potrebbe correre in Italia a causa dell’aumento dei posti a Medicina. Giovedì cominceranno i nuovi test «Tolc» per i quasi 80mila aspiranti medici che sognano uno dei 14.787 posti messi in palio per Medicina. Un numero aumentato che potrebbe però crescere ancora del 30% secondo i piani del ministro dell’Università Anna Maria Bernini. Il rischio, però, c’è ed è da non sottovalutare: l’aumento costante dei posti nella facoltà a numero chiuso porterà nel giro di un decennio ad una crescita dei numero dei medici che rischieranno di rimanere senza lavoro.
Il Governo però vuole spingersi oltre, togliendo addirittura il numero chiuso. I nuovi medici saranno pronti solo tra 10 anni, in coincidenza con con il crollo delle uscite per pensionamento dei medici dal Servizio sanitario che secondo i dati riportati da Il Sole 24 Ore, tra il 2033 e il 2036 caleranno a poco più di 2mila l’anno. Dunque scenderà il bisogno di nuovi medici, nonostante in questi anni vi sia stata una grave carenza di camici bianchi, anche perché attualmente si va in pensione tra i 65 e i 67 anni d’età.
Numero dei medici in eccesso, causa delle pensioni?
Dal 2030, ci saranno 32mila medici laureati in più rispetto ai pensionamenti, come spiega Anaao Assomed, sindacato. Il rischio non è solamente a livello occupazionale ma anche formativo, perché crescono i numeri degli iscritti a medicina ma non quelli delle borse di specializzazione. Di fronte a 14mila laureati, infatti, le borse sono ancora molte meno. Inoltre, se i posti aumenteranno ancora del 30% senza ritoccare i corsi di specializzazione, “tra 6 o 7 anni, un nuovo imbuto formativo e successivamente, persistendo le attuali limitazioni alle assunzioni del personale sanitario, un imbuto lavorativo, con circa 19mila laureati ogni anno a fronte di una offerta di formazione post-lauream ferma a 16.600 – di cui 14.500 contratti di formazione specialistica e 2.100 borse per la formazione in Medicina generale”, spiega Carlo Palermo, presidente di Anaao, a Il Sole 24 Ore.
Dunque, aumentare i posti a medicina senza una programmazione sensata riguardo i corsi di specializzazione e il pensionamento, non ha senso, anzi, il rischio è quello di tanti camici bianchi disoccupati o costretti a scappare all’esterno. Secondo Carlo Palermo, diverso sarebbe se “si cominciasse già oggi a prevede un maxi piano di rafforzamento degli organici per far fronte a nuove emergenza sanitarie o per riempire le nuove strutture sul territorio previste dal Pnrr o magari perché si vuole dare una risposta ai bisogni sanitari legati alla pressione epidemiologica indotta dall’invecchiamento progressivo della popolazione”.