La facoltà universitaria di Medicina ha attraversato, negli ultimi anni, diverse rivoluzioni più o meno radicali, come l’istituzione di un nuovo test d’ingresso, poi contestato e rivisto tornando al vecchio modello, ma anche un costante aumento dei posti e delle borse di specializzazione. Per quanto riguarda i posti disponibili, l’aumento è diventato necessario soprattutto a causa della pandemia ma anche, e forse soprattutto, dei numerosi pensionamenti.



Alla facoltà di Medicina, proprio per la crisi di camici bianchi che ha portato a 40mila pensionamenti nell’arco di tre anni, e un picco atteso per il prossimo anno (con 13mila uscite stimate), l’anno scorso sono stati attivati dal Governo la cifra record di 19mila posti, che quest’anno dovrebbero superare i 20mila. Dati positivi, verrà da pensare, ma che rischiano di tradursi in un fenomeno simile (ma opposto) a quello che ha causato l’attuale crisi. Infatti, se prima sono entrate poche persone a Medicina, con l’effetto di avere ora pochi giovani laureati pronti a sostituire i numerosi pensionati, tra una decina di anni potrebbero essere troppi, con l’effetto di saturare il mercato del lavoro sanitario.



L’indagine Sumai: “I troppi posti a Medicina potrebbero saturare il mercato”

Per comprendere meglio come i maggiori accessi a Medicina potrebbero influire sul futuro del mercato lavorativo, il Sole 24 Ore ha elaborato, con Sumai (Specialisti ambulatoriali) una proiezione. La stima vuole che da qui al 2033 finiranno in pensione 105mila camici bianchi, dei quali 40mila entro il 2026, con il picco, appunto, il prossimo anno. Guardando poi al periodo tra il 2034 e il 2040 i pensionamenti saranno solamente 38mila.

Contestualmente, il ministero e il governo puntano ad aprire le porte alla facoltà di Medicina a 30mila nuove leve nei prossimi 7 anni, che si andranno ad aggiungeranno all’attuale media di 15mila ingressi annuali. Gli studi, però, durano in media una decina di anni, ragione per cui chi entra da quest’anno, non completerà il ciclo prima del 2034. Complessivamente, tra il 2034 e il 2040 si stima che 98mila nuovi camici bianchi finiranno Medicina e inizieranno a cercare lavoro. Con 98mila ingressi nel mondo del lavoro e solo 38mila pensionamenti, ne consegue che circa 60mila medici che rimarranno senza lavoro (guardando, ovviamente, al solo settore pubblico). “Il rischio”, spiega sul Sole 24 Ore Antonio Magi, segretario Sumai, “è che buona parte di questi giovani che prepariamo vadano all’estero”, con un conseguente spreco di risorse pubbliche dato che “spendiamo 220mila euro per formare” i giovani medici.