La medicina territoriale doveva essere il primo fronte di “guerra” contro il coronavirus, invece è uno degli anelli deboli della risposta italiana. Secondo quanto riportato da Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera, un malato di Covid su tre occupa posti letto negli ospedali anche se potrebbe essere curato a domicilio. Ma in Italia ci sono 44mila medici di famiglia che potrebbero occuparsi di loro. Il decreto dell’8 aprile 2020, infatti, dice che il medico di famiglia deve sorvegliare i pazienti fragili e cronici gravi. Per questo, è stato previsto un incentivo di 3 euro a paziente. Ma a Milano ne sono stati presi in carico solo 48.624, mentre altri 79.110 sono rimasti scoperti. Questo stesso decreto sollecita i medici del territorio a occuparsi dei pazienti in quarantena o dimessi dagli ospedali ma non ancora guariti. Ma ognuno fa un po’ come gli pare, secondo quanto emerso dall’inchiesta del quotidiano. Si è creato così un “buco” nell’assistenza che ha costretto i Dipartimenti di Prevenzione delle Asl a dover fare telefonate quotidiane per verificare lo stato di salute dei malati a casa. Invece per le visite a casa sono state create le Usca, ma sulle 1.200 previste, finanziate con 721 milioni di euro, ne sono state istituite la metà.
MEDICINA TERRITORIALE E COVID, ASSISTENZA NEL CAOS
Intanto il coronavirus corre e allora è stato stretto un accordo per i test antigenici rapidi a casi sospetti e contatti stretti asintomatici. In questo caso, la retribuzione aggiuntiva è di 12-18 euro a tampone, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Chi si oppone può essere sottoposto a procedimento disciplinare. Il problema è che spesso gli studi sono all’interno di palazzi e condomini, quindi si teme il contagio. Ma possono essere fatte anche in altre aree messe a disposizione dai Comuni. Intanto i medici di famiglia sono in subbuglio. Peraltro, Milena Gabanelli ha evidenziato che per la semplice richiesta del tampone tradizionale, a Milano da marzo a ottobre il 39% dei casi sospetti ha dovuto fare da sé, quelli segnalati dai medici di base sono stati il 61%. Per quanto riguarda le visite a domicilio, ci sono solo iniziative in ordine sparso. La medicina territoriale è dunque il grande paradosso dell’emergenza Covid in Italia. Si dice di potenziarla, ma i medici di base vengono considerati di una categoria inferiore.