Mentre gli USA hanno rischierato la portaerei Eisenhower al largo dello Yemen, per monitorare e contrastare gli attacchi Houthi contro i convogli diretti a Suez, l’ammiraglia delle portaerei statunitensi, la USS Ford (CVN 78), con il suo Carrier Strike Group 12, il 26 dicembre è arrivata alla base navale greca e NATO di Souda Bay, sull’isola di Creta, ufficialmente per “una visita programmata”, in realtà con l’ingaggio stabilito a garantire il controllo sul quadrante orientale del Mediterraneo.
La sosta a Creta (sostiene ItaMilRadar) arriva “sulla scia della visita del 28esimo segretario della Difesa degli Stati Uniti, durante la quale il segretario ha ribadito l’importanza della presenza della Ford per il suo contributo alla deterrenza regionale”. Una tappa cretese che è la settima della nave ammiraglia nello schieramento nell’area di operazioni delle forze navali statunitensi in Europa (NAVEUR). La Ford era partita da Norfolk, in Virginia, il 2 maggio scorso, e aveva condotto varie manovre di addestramento, esercitazioni e operazioni. Si tratta della portaerei più nuova e avanzata della Marina degli Stati Uniti, prima della sua classe, e rappresenta un salto generazionale nella capacità della Marina americana di proiettare potenza su scala globale. “Le portaerei di classe Ford introducono 23 nuove tecnologie, tra cui il sistema di lancio elettromagnetico degli aerei, l’equipaggiamento di arresto avanzato e gli elevatori avanzati. I nuovi sistemi incorporati sulle navi di classe Ford sono progettati per offrire maggiore letalità, capacità di sopravvivenza e interoperabilità congiunta con un equipaggio inferiore del 20% rispetto a una portaerei di classe Nimitz, aprendo la strada all’aviazione navale”.
Il Gerald R. Ford Carrier Strike Group (GRFCSG) fornisce una forza navale intrinsecamente flessibile in grado di dispiegarsi tra i comandi combattenti per affrontare le missioni emergenti, scoraggiare potenziali avversari, rassicurare alleati e partner, migliorare la sicurezza e garantire il libero flusso del commercio globale. In totale, il GRFCSG è schierato con più di 6mila marinai su tutte le piattaforme pronti a rispondere a livello globale ai compiti del comandante combattente. Il Gerald R. Ford Carrier Strike Group è composto da Carrier Strike Group 12, Carrier Air Wing 8, Destroyer Squadron 2, USS Normandy (CG 60), USS Ramage (DDG 61), USS McFaul (DDG 74) e USS Thomas Hudner (DDG 116).
Il Mediterraneo è sempre più affollato di unità navali militari. Circa dieci giorni prima dell’arrivo della Ford a Creta, il rimorchiatore della Marina russa Sergei Balk entrava nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. “Il rimorchiatore non sta viaggiando da solo – informa sempre ItaMilradar –: sta scortando il sottomarino classe Kilo Ufa (SSG-490). Da quando il Krasnodar ha attraversato lo stretto di Gibilterra in direzione opposta il 14 ottobre, non c’erano più sottomarini russi nel Mediterraneo. La coppia russa è stata monitorata durante la sua rotta da unità navali della NATO, più recentemente da un’unità portoghese che ha preso in carico la scorta mentre le unità russe entravano in acque portoghesi. Non è ancora chiaro se l’Ufa rimarrà nel Mediterraneo, poiché sembra essere assegnato alla Flotta del Pacifico. Potrebbe trattarsi di un semplice transito verso l’Oceano Indiano attraverso Gibilterra e il Canale di Suez, oppure il sottomarino potrebbe fermarsi per un certo periodo a Tartus. Questo sarà rivelato nei prossimi giorni, tracciando il suo percorso”.
Certo è che con circa 600 navi militari presenti (combattenti e di supporto), più un numero imprecisato di sommergibili, il Mare Nostrum sta diventando una sorta di autoscontro, dove l’incidente è sempre in agguato. Cosicché la deterrenza cercata con il generale dispiegamento di forze potrebbe finire con un feedback contrario, ed innescare, anche non volutamente, impreviste reazioni a catena.
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