Il Medioevo è finito al centro di una riflessione da parte dello storico Giovanni Maria Vian pubblicata sulle pagine del giornale Domani, fine a sottolineare come non fu quel periodo oscuro ed arretrato che, talvolta, si dipinge. Il termine, infatti, viene usato nella duplice accezione di “epoca oscura tra lo splendore dell’antichità classica e la rinascita dell’umanesimo”, oppure di “secoli transitori in cui matura quella insostituibile mediazione che ha trasmesso l’eredità del mondo antico a quello moderno”.
Gli storici, spiega Vian, sono sempre più concordi che il Medioevo è stato un periodo di trasmissione culturale, ma “questo non intacca gli stereotipi negativi”. Ne è un esempio lo Zinagarelli 2024 che alla definizione neutra del termine, vi accosta anche “il senso figurativo e spregiativo di ‘periodo considerato simbolo di arretratezza e oscurantismo‘” frutto della “svalutazione [degli] umanisti, polemici nei confronti della lunga età precedente”. Ma per capire veramente cosa fu il Medioevo, continua a spiegare Vian, occorre partire dall’immagine “negativa o positiva” che lo considera “un’età cristiana” facendo entrare nell’equazione anche “la polemica antireligiosa dell’illuminismo e l’idealizzazione romantica” che hanno estero “il dibattito storiografico allo studio del rapporto tra cristianesimo antico e cultura greca“.
Vian: “Durante il Medioevo si salvò la cultura antica”
Il grande plauso del Medioevo, spiega ancora lo storico Vian, è quello di “assimilazione e uso dell’eredità classica, greca e romana, svolto dal monachesimo più colto”, del quale fanno parte figure, in occidente, come “Ambrogio, il potente vescovo di Milano, Girolamo e Agostino, il più famoso padre della chiesa”. Figure e personaggi che permisero “la sopravvivenza di parte della cultura antica”, assieme anche al “monachesimo“.
Secondo Vian, nel corso del Medioevo “si cercano e si trascrivono i codici, che poi viaggiano con i monaci attraverso l’Europa” con il contributo dei “missionari irlandesi e angli, cristianizzati dal continente e che a loro volta fondano monasteri”, sia nella Gallia che nella Germania e nell’Italia del tempo. Non è un caso, d’altronde, che in quell’epoca oggi definita buia “nei monasteri e nelle scuole delle cattedrali” durante il Medioevo, “si studiavano le discipline ‘trivio’ (grammatica, retorica, dialettica) e del ‘quadrivio’ (aritmetica, geometria, astronomia, musica), salvando in questo modo quanto era sopravvissuto dal disastroso naufragio della cultura antica“.