In questi anni ho partecipato non proprio regolarmente al Meeting per l’amicizia fra i popoli da quando nel 1981, incuriosito da questo evento, sono stato in tenda a Rimini e ho incontrato nei locali della vecchia fiera un garbato filosofo di bassa statura con giacca e farfallino: Emmanuel Lévinas. Era con la moglie e prima e dopo le lezioni spiegava la sua etica con esempi semplici come l’uso dell’espressione: “prima lei”.



Negli ultimi anni il mio interesse per quell’evento, per la sua originalità, è gradualmente cresciuto, anziché diminuire. Perché è interessante il Meeting per tutti, anche per chi come me fa un lavoro intellettuale, legge molti libri e di cultura dovrebbe saperne (obiezione che mi facevo già anni fa)? Perché è interessante anche se non avessi alcun libro da presentare?



Innanzitutto si tratta certo della più grande manifestazione culturale in Italia da più di quarant’anni. E questo non può non interrogare tutti a proposito della sua genesi, che non si può certo spiegare con le alterne vicende politiche. Poi, come notato da molti, impressionano positivamente i tanti giovani volontari, la presenza fra i visitatori di persone assai motivate, di famiglie con molti bambini, di anziani interessati. Per di più dopo la pandemia c’è più voglia d’incontrare un popolo in carne e ossa. E l’impatto con un popolo lieto e motivato fa sempre piacere e dà speranza.



Ma poi perché tutti e massime coloro che sanno tutto di un certo ambito limitato del sapere devono aprirsi a una visione complessiva e articolata del momento storico in cui vivono, visione che precede il discorso scientifico. Altrimenti si soffoca nel proprio “particulare” anche se si è professori universitari. Il rischio in agguato oggi è la cultura intesa come critica moralistica, come rivendicazione o come reazione, identità contro identità, non innanzitutto come proposta, come discussione pacata sulle idee (incontro con Oliver Roy e André Candiard), proprio quello che avviene al Meeting.

Quest’anno il tema era particolarmente azzeccato: L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile, amicizia presente nel titolo dell’evento da quando è sorto, che richiede per sussistere e maturare l’amicizia verso se stessi (Aristotele) e l’esaltazione della diversità e che per i credenti cristiani si fonda sulla natura stessa del Dio trinitario.

La cosa interessante è che tutti gli anni e non a caso al Meeting si parla di lavoro e di quella cosa “sporca”, certo ambivalente ma essenziale che è la produzione di ricchezza e non solo della sua distribuzione (che ovviamente la presuppone). Qui la critica nei riguardi dell’automatismo della “mano invisibile” di Adam Smith in economia è sempre presente. Trovo questo realismo attento all’economia sempre più vero.

Certo al Meeting ci si è soffermati da tempo anche sulla quell’altra cosa “sporca” che sono i bambini (chi ha cambiato anche solo pochi pannolini in vita sua lo sa). Che l’Italia sia il Paese con meno bambini al mondo insieme al Giappone è ormai noto, ma se ne è sempre parlato poco, anche in università e per varie ragioni. Al Meeting questo tema è da tempo presente implicitamente ed esplicitamente. Ma a nulla servirebbe mettere al mondo dei figli se non si fosse in grado di educarli. E oggi spesso le famiglie si sentono impotenti perché non sono più il principale se non unico fattore dell’educazione. Via internet i contenuti più vari tra cui la pornografia imperversano fra strati sempre più giovani della popolazione, favorendo non solo la violenza sessuale, ma anche la diminuzione del desiderio. Ma l’uso continuo dei cellulari favorisce pure nei giovanissimi, come notato da alcuni pediatri, lo svilupparsi di una miopia agli occhi che rende difficile aprirsi all’orizzonte del mondo (cfr. Crescere, una questione di incontri). Occorre, quindi, per aiutarsi ad educare in una situazione difficile come quella odierna un’alleanza fra famiglie, un’amicizia appunto. E anche il tema dell’educazione degli adolescenti in una situazione di forte crisi è stato oggetto di una mostra dal significativo titolo Da solo non basto promossa da Kayròs, Portofranco e Piazza dei Mestieri. Per maturare occorre, infatti, avere sperimentato uno sguardo buono e amico su di sé.

Ma l’amicizia si estende al mondo, alle diverse culture e religioni (si veda, per esempio, l’esperienza del monastero di suore trappiste di Azer in Siria in un ambiente prevalentemente musulmano), è l’ottica per leggere la stessa poesia (che è amicizia con il Mistero – incontro con José Tolentino e Daniele Mencarelli) e per poter maturare una personalità in grado di fare i conti con le nuove sfide dell’intelligenza artificiale (incontro con Nello Cristianini e Paolo Benanti).

Infine nel dibattito sull’emergenza climatica e la transizione ecologica con Carlo Petrini e Gaël Giraud si è sottolineato, oltre all’imponente spreco alimentare del mondo benestante, il fatto che il settore bancario fa più resistenza a un mutamento perché per le banche la transizione ecologica senza adottare opportuni provvedimenti sarebbe un disastro e anche qui, in positivo, il ruolo dell’amicizia ovvero dell’utilità di fare comunità per interpretare le esigenze del proprio territorio. Ma non è possibile proporre una sintesi esauriente di tanti incontri che richiamavano in vario modo il tema dell’amicizia e, soprattutto, dell’attenzione partecipe con cui erano seguiti.

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