Conoscenza e ricerca scientifica per fronteggiare il cambiamento climatico con il supporto di informazioni verificate da offrire ai decisori politici, rifuggendo le sirene di un ambientalismo ideologico a buon mercato oggi molto diffuso. È questo l’approccio della Fondazione Lombardia per l’Ambiente a un tema chiave come quello della sostenibilità.
Un approccio fortemente ancorato all’analisi dei dati reali per un ente nato nel 1986 dalla volontà di Regione Lombardia con la collaborazione delle principali università lombarde, con l’obiettivo di mettere a frutto nella cura dell’ambiente le competenze e le esperienze maturate dopo l’incidente dell’Icmesa di Seveso nel 1976.
La fondazione sarà presente al Meeting di Rimini con un fitto programma di incontri. Tra gli appuntamenti da segnalare quello di domenica 21 agosto alle 13 dal titolo “E io che sono? Natura umana e rapporto con la Natura” con l’assessore regionale lombardo all’Ambiente Raffaele Cattaneo, il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, il poeta Davide Rondoni e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini.
Inoltre sarà realizzato uno spazio espositivo caratterizzato da alcune installazioni originali come la ricostruzione di un’area umida con diverse specie acquatiche e una “carota” di ghiaccio proveniente dall’Adamello. “L’obiettivo è documentare in modo efficace al pubblico il lavoro svolto dalla fondazione – spiega il suo direttore generale Fabrizio Piccarolo – e soprattutto sensibilizzare sulla cura dell’ambiente”.
Al Meeting quella della Fondazione Lombardia per l’Ambiente non sarà una semplice presenza istituzionale. Possiamo dire che c’è una condivisione di temi e obiettivi che entra nel merito della “questione sostenibilità” andando oltre gli slogan?
Sì, perché il titolo del Meeting “Una passione per l’uomo” ci permette di legare il tema della sostenibilità alla centralità dell’uomo richiamata dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. A Rimini porteremo il contributo di un lavoro di studio, di approfondimento e di confronto che ormai dura da 7 anni, da quando nel 2015 è stata pubblicata l’enciclica. È un’occasione molto importante per contribuire a sviluppare una cultura e un’educazione ambientale di cui oggi si avverte tutta l’urgenza su questioni come cambiamento climatico, biodiversità, rigenerazione, tutela del paesaggio.
Che è uno dei compiti prioritari della Fondazione.
La Fondazione è un ente scientifico che fa studi e ricerche sull’ambiente finalizzati al trasferimento delle conoscenze ai decisori politici, però insieme a questa che è l’attività principale siamo impegnati in azioni culturali di educazione ambientale e di divulgazione scientifica che partono proprio dalla centralità dell’uomo nel rapporto con l’ambiente in cui vive.
Sottolineare la centralità dell’uomo non va un po’ in controtendenza rispetto a posizioni ideologiche, che oggi vanno per la maggiore e che vedono proprio nell’uomo l’unico “colpevole” dei cambiamenti climatici? La stessa presenza dell’uomo per taluni sembrerebbe il principale ostacolo per la tutela dell’ambiente.
Sempre citando Papa Francesco, stiamo vivendo un cambiamento d’epoca nel quale i temi della sostenibilità e dello sviluppo di un’ecologia integrale sono prioritari. E la questione della sostenibilità è strettamente legata alla centralità dell’uomo che è il soggetto di tale cambiamento. È una sfida culturale. La presenza al Meeting è un’occasione per far vedere come, partendo da basi conoscitive solide, sia possibile dare il giusto significato a parole come sostenibilità, ambiente, natura, che spesso subiscono interpretazioni o riduzioni ideologiche.
Come si articolerà la vostra presenza al Meeting?
Anzitutto avremo più di 30 ospiti che interverranno nell’arco dei sei giorni raccontando la loro esperienza nei progetti in corso in collaborazione con la fondazione in materia di economia circolare, acqua, cambiamento climatico, biodiversità, rigenerazione urbana. Ci sono in programma tre incontri al giorno; si partirà a mezzogiorno con un appuntamento dedicato specificamente all’educazione ambientale, rivolto alle scuole, agli studenti, agli insegnanti e agli educatori. Sono previsti anche laboratori per i più piccoli. Nella fascia pomeridiana spazio a istituzioni, aziende ed enti del terzo settore a cui abbiamo chiesto di raccontare la propria esperienza e i propri progetti nel campo della sostenibilità. Ogni sera infine alle 19.30 avremo un momento artistico-culturale con esibizioni e performance di artisti, musicisti, poeti perché vogliamo partire dalla bellezza come linguaggio comune alla natura e all’uomo, come ulteriore punto di incontro tra creato e uomo.
Oltre agli incontri avete previsto anche due installazioni. Di cosa si tratta?
All’interno del Padiglione della sostenibilità ricostruiremo un’area umida emblematica di un ambiente sano per la biodiversità, quindi di un ecosistema ideale che riveste un ruolo chiave per la conservazione e la tutela di innumerevoli specie vegetali e animali. Le aree umide sono caratteristiche della pianura padana. Inoltre porteremo una “carota” di ghiaccio che abbiamo estratto dal ghiacciaio dell’Adamello l’anno scorso nell’ambito del progetto ClimADA, co-finanziato da Fondazione Cariplo. Un progetto senza precedenti: siamo arrivati a perforare il ghiacciaio fino al suo fondo, a 225 metri. In esposizione ci sarà una carota di ghiaccio di circa 70 centimetri. L’analisi del ghiaccio, vero “libro della Natura”, è funzionale a comprendere da una prospettiva ambientale come sia cambiato il clima nel corso dei secoli e, di conseguenza, come la natura abbia reagito per adattarsi a queste evoluzioni.
Lo scioglimento dei ghiacciai è stato tragicamente protagonista di questa estate.
È un tema centrale per tutto l’ecosistema alpino e padano. Oggi è all’attenzione delle cronache per il disastro della Marmolada, ma gli effetti del cambiamento climatico sui ghiacciai sono evidenti da anni. Attraverso i nostri studi in collaborazione con Arpa Lombardia, che tra l’altro sarà nostro partner nella presenza al Meeting, abbiamo ricostruito decenni di storia climatica. È emerso che gli impatti del cambiamento climatico soprattutto su ambienti delicati come l’area alpina sono molto significativi. A febbraio è uscito il sesto rapporto dell’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, che individua l’area mediterranea come uno degli hot spot mondiali dove il cambiamento climatico ha il maggiore impatto. E nell’area mediterranea che è già vulnerabile di per sé, i ghiacciai sono uno dei punti più delicati. Ricerche e interventi per mitigare la riduzione dei ghiacciai sono quindi assolutamente urgenti.
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