Ospite del Meeting di Rimini, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi affronta in questa intervista con ilsussidiario.net diversi temi: dal 5 per mille al quoziente famigliare, dal federalismo fiscale ai valori che fondano la convivenza, come la difesa del diritto alla vita.
Ministro, contro la crisi lei non invoca solo provvedimenti ma anche valori. Perché?
Le società occidentali dovranno far fronte sia al vincolo dell’indebitamento degli Stati o delle società, che comporta una maggiore difficoltà di crescita, sia al vincolo del declino demografico. Questo implica che tali società devono dar valore al capitale umano, a quella risorsa scarsa che è costituita dalle persone che compongono la loro comunità. Per questo hanno bisogno di riscoprire il valore e il rispetto della vita che hanno visto affievolirsi e che è stato sostituito da una visione scettica della realtà.
Un Governo può intervenire sui valori senza farsi accusare di essere illiberale e dogmatico?
La regolazione formale deve essere considerata di volta in volta quando appare necessaria per tutelare la vita. Nel caso italiano, per esempio, si è imposta una legislazione sul fine vita dopo il provvedimento giudiziario che ha interessato Eluana Englaro. Ciò che conta è che ciascuna società e le istituzioni dei Paesi occidentali operino per la cultura dell’accoglienza della vita e per sostenerne il valore; non c’è infatti possibilità di vitalismo economico e sociale se non c’è il riconoscimento diffuso del valore della vita.
Un provvedimento economico che potrebbe sostenere le famiglie è il quoziente familiare. Pensa che il Governo lo introdurrà?
Credo che il sistema delle deduzioni familiari funzionasse bene, ma il Governo Prodi lo ha sostituito con le detrazioni penalizzando così le famiglie numerose. Ora ogni intervento sul regime fiscale deve purtroppo fare i conti con l’andamento della finanza pubblica, penalizzata dalla crescita negativa e dalla crisi in atto. Un trattamento fiscale di favore per il nucleo familiare, dichiarato nel programma elettorale del Popolo della Libertà, non può non essere nell’agenda di Governo, ma evidentemente i tempi e i modi si devono appunto confrontare con l’andamento della finanza pubblica.
A che punto è la regolarizzazione del cinque per mille?
Stiamo cercando di accelerare i tempi e i modi dell’erogazione. Credo che si debba lavorare per la stabilizzazione di questa felice intuizione di Giulio Tremonti e forse anche per una maggiore selezione dei beneficiari.
Riguardo al tema del Mezzogiorno, c’è chi dice che il federalismo fiscale non sarà cogente nei confronti degli amministratori e che comunque lo si è purtroppo mischiato a un “paternalismo” sotto nuove spoglie (nuovi fondi, nuova Cassa per il Mezzogiorno, ecc.). Che ne pensa?
Il senso del federalismo fiscale è proprio il passaggio da un regionalismo spesso senza responsabilità a un regionalismo nel quale la responsabilità sia sostenuta dalla deterrenza del fallimento politico. Quando un’amministrazione regionale supera determinati indicatori di bilancio la sua gestione deve essere commissariata, e il popolo elettore deve poter nominare nuovi amministratori con l’ineleggibilità di quelli falliti.
È stato calcolato che se l’Africa continuasse a crescere ai ritmi attuali diventerebbe presto il più grande polo demografico mondiale con persone in età di lavoro in rapporto all’assenza di un mercato interno. Quali cambiamenti dobbiamo attenderci di fronte a questa pressione?
Occorre creare le condizioni di sviluppo proprio per i Paesi che sono esportatori di mano d’opera per ragioni di povertà. La nostra società è già adesso sotto sforzo e occorre disegnare livelli di accoglienza compatibili; non gioverebbe a nessuno l’esplosione di processi di disintegrazione per flussi migratori subiti e non programmati coerentemente con le caratteristiche della nostra economia e della nostra società.
La sussidiarietà, a suo modo di vedere, riguarda solo il terzo settore oppure riguarda l’intera democrazia e quindi la ripartizione dei compiti tra tutte le istituzioni?
La sussidiarietà significa dare valore alla comunità, significa riconoscere la necessità di risposte collettive. Queste devono essere organizzate dalle tante espressioni della nostra società che possono essere profit o non profit. Noi dobbiamo partire dal presupposto che anche il naturale desiderio di compimento di sé si realizza nella dimensione comunitaria e quindi la sussidiarietà si rivolge a tante espressioni della società, dalla famiglia a tutte le attività sia profit che non.
“La conoscenza è sempre un avvenimento” dice il titolo del Meeting. Questo c’entra anche con l’economia?
Nel Libro bianco ho scritto che il diritto alla conoscenza è fondamentale per l’uomo e per il lavoratore questo significa il diritto alla continua occupabilità, la possibilità di esprimere il proprio potenziale. Tale diritto è oggi purtroppo praticamente negato e dobbiamo renderlo effettivo. Ciò richiama il tema della formazione e dell’apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita, quindi dell’integrazione fra apprendimento scolastico e lavoro. Deve essere possibile continuare ad aggiornare le proprie competenze e conoscenze, uscendo, in questo processo, da ogni formalismo per sollecitare forme sostanziali di apprendimento.