C’è un incontro all’origine. Quello tra lo scrittore Luca Doninelli e Paolo Massobrio, giornalista, enogastronomo, scrittore e ideatore del Club di Papillon, un luogo di gusto, ma anche di dialogo intorno alla bellezza della vita. Nascono così le due pièce teatrali di Doninelli Accadde a Cana e On The Beach, che questa sera verranno interpretate sul palco del Teatro Frecciarossa D2, al Meeting di Rimini, alle 19.45, da Andrea Carabelli, nello spettacolo dal titolo Testimoni, in due atti unici.
Un’occasione d’oro la platea del Meeting per il giovanie attore milanese – appena trentadue anni – che dominerà il palco da solo. Carabelli, infatti, si muoverà su una scena spoglia, indossando abiti normali; ad accompagnarlo solo una musica di sottofondo. Il resto sarà tutto interpretazione, gestualità, per rendere vive sulla scena le pièce in cui Doninelli racconta, come fatti contemporanei, due miracoli compiuti da Gesù.
Di cosa parlano i testi al centro dello spettacolo di questa sera?
Nello spettacolo verranno interpretati due miei testi rispettivamente sul primo e l’ultimo miracolo di Gesù, le nozze di Cana e la seconda pesca miracolosa sul lago di Tiberiade, dopo la Resurrezione di Gesù. L’ambientazione è contemporanea: nelle nozze di Cana ad esempio un personaggio si arrabbia perché non gli funziona bene il telefonino. C’è l’impero romano ma funziona già la rete Gsm. Questi sono escamotage teatrali per divertire e attirare il pubblico.
Come sono nati questi racconti dei miracoli di Gesù, attualizzati nella quotidianità?
Ho scritto questi testi per il mio amico Paolo Massobrio, perché lui ha sempre insistito su questa idea, che io condivido pienamente, che il mangiare e il bere sono gesti che c’entrano con la bellezza. Infatti nei suoi raduni e iniziative c’è sempre una chiesa da visitare, un’opera d’arte da vedere, un monumento o un po’ di musica. E io scrivevo dei racconti conviviali da leggere a voce alta, in mezzo alla gente, per comunicare il senso della bellezza dentro i gesti più semplici della vita. Lo spunto del racconto delle nozze di Cana e della pesca miracolosa era dentro questa idea. Ho scelto, ad esempio, di raccontare le nozze di Cana dal punto di vista di quello che ha portato l’altro vino, che è consapevole di aver portato un vino meno buono.
E quando vede Gesù che ordina di mettere acqua nelle anfore per far venir fuori il vino pensa di sapere il trucco, cioè preparare il vino con delle polverine, che era sufficiente mescolare all’acqua. E crede di aver scoperto la truffa di Gesù. Ma quando assaggia il vino rimane esterrefatto: è impossibile che abbia usato un tale escamotage perché è il più buon vino che lui abbia mai assaggiato.
Quindi dei racconti che si adattano bene a una recitazione conviviale o a un’interpretazione sul palcoscenico
Questo tipo di racconti hanno una forza tale per cui Paolo Massobrio le ha fatte rifare una decina di volte in giro per l’Italia. Dentro questi testi l’idea di fondo è che il miracolo non è una cosa che succede solo a uno, ma è per tutti. Dalle nozze di Cana, alla resurrezione del figlio della vedova di Nain, dove il vero miracolo è la frase di Gesù «donna non piangere», la capacità che abbiamo ricevuto grazie a Dio, o grazie agli altri, non certo grazie a noi, di guardare al miracolo dentro la vita quotidiana, di riconoscerlo. Quel senso di gratitudine che ti permette di non vivere sempre coi denti che digrignano. Quindi il senso dei racconti è proprio quello di gustare una bellezza insieme. E lo spettacolo gira tutt’intorno a questa idea, che il miracolo non è qualcosa che succede solo a un individuo particolare, ma accade a quella persona perché succeda a tutti.
(Cristina Zorzoli)