In una mostra al Meeting, Bayer e City Angels raccontano, attraverso foto scattate da Maria Claudia Costa, nelle principali città italiane, un’altra dimensione della città, meno frenetica e che non fa scalpore. Quella delle “ombre” che si muovono silenziose nella lotta quotidiana contro la povertà.
Abbiamo chiesto a Daniele Rosa, direttore Corporate Communications del Gruppo Bayer in Italia, di raccontarci il suo viaggio nel mondo di chi vive ai margini, a fianco dei City Angels.
Come è avvenuto l’incontro tra Bayer e i City Angels, che ha generato questa mostra?
Questa mostra fa parte dell’impegno di Bayer nel mondo del sociale, nel fare questo i City Angels ci hanno dato una grande mano, per noi la mostra – e il libro ad essa legato – significa accendere la luce su un problema drammatico che non deve essere mai dimenticato. Le istituzioni stanno facendo molto ma è importante che nessuno mai si dimentichi questo e si faccia sempre di più affinché si possa sempre di più vedere sempre meno ombre. Questo è il concetto dietro al libro e alla mostra.
È venuto prima il libro o la mostra?
Il libro è nato prima. Abbiamo girato nell’arco di sei mesi dopo la mezzanotte, scortati dai City Angels, in molte città italiane dove loro hanno le sedi, incontrando, vedendo, conoscendo tutto questo mondo. Io di persona ho fatto questa esperienza. È un mondo particolare, che non vogliamo vedere, ma dietro queste foto ci sono delle persone che ho conosciuto, di cui ho seguito la storia, spesso drammatica: penso alla foto di un senzatetto incontrato a Bologna che viveva con l’asma, vittima delle intemperie e che è morto da un mese. In questo giro abbiamo fatto degli incontri molto toccanti.
In seguito la scelta di portare questa esperienza al Meeting
È la prima volta che Bayer porta una mostra al Meeting. La mostra è piccola rispetto alle grande mostre del Meeting; è stata vista da tutti come una piccola “chicca”, qualcosa che dà emozioni, trasmette dei messaggi forti. Il Meeting è un grande appuntamento cui Bayer è affezionata, quindi abbiamo pensato che fosse la prima collocazione adatta per una mostra che speriamo possa girare per far vedere questo problema a tutta l’Italia. Due sono i concetti importanti di questa mostra, che vengono espressi nella frase iniziale, del Vangelo di Matteo, «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» e il secondo nell’esortazione, alla fine della mostra, di Albert Schweitzer, «ciò che puoi fare è solo una goccia nell’oceano, ma è quello che dà un senso alla tua vita». A indicare che esiste un problema sociale ed etico di rilievo, da cui nasce spontanea l’esortazione a guardarsi dentro per vedere se si può fare qualcosa.
Una mostra imperniata soprattutto sulle fotografie di Maria Claudia Costa, ma non solo
Oltre a girare e fare diretta esperienza della povertà abbiamo voluto segnalare sia nel libro che nella mostra dei bilanci. I dati sono importanti e ci fanno riflettere: come quelli della Fao, che stimano oltre un miliardo di persone affamate a livello mondiale nel 2008. E anche i dati italiani non sono meno allarmanti: secondo l’istat una famiglia italiana su dieci, oltre sette milioni e mezzo di persone, pari a più dell’11% delle famiglie è sotto la soglia di povertà, cioè vive con meno di 900 euro al mese. Questi dati in un paese industrializzato fanno riflettere.
Ci sono in campo altri progetti nel sociale?
Da questa esperienza nasce anche l’ipotesi di un secondo libro e una seconda mostra. La nostra idea è di fare un altro viaggio, questa volta nella dimensione della luce, quel mondo fatto da 10 milioni di volontari affamati di solidarietà. Non abbiamo ancora bene in mente la modalità, perché è un mondo ampio, ma ancora una volta vogliamo provare a fotografare questa realtà. Questa potrebbe essere una mostra per il prossimo Meeting. Bayer, in questa come in altre iniziative, ha voluto mantenere una posizione discreta e intelligente, non per promuovere se stessa, ma per promuovere certi temi, avendo un rispetto particolare per il messaggio.