Il Governatore è venuto per la prima volta (anzi: è stato il primo Governatore a venire in trent’anni) e si è stupito: non solo e non tanto per l’affluenza e il calore in Auditorium B7; ma assai di più dai pasticcieri della Cooperativa Giotto, simbolo delle “cose che fa Cl al di là di quello che scrivono i giornali”. Il Ministro a Rimini c’era già venuto un sacco di volte e (forse) si è stupito (un po’ troppo) che a Mario Draghi il Meeting abbia riservato l’amicizia che giustamente viene tributata a chi ha storie di valore da raccontare, ma afferra al volo una regola non scritta: mettersi in gioco, parlare dei megatrends globali, ma anche dell’educazione ricevuta dal proprio padre su ricchezza, onore personale, coraggio. Restare cauto sui ritmi della ripresa, ma essere certissimo che non ci sarà ripresa senza accumulo di capitale umano, senza banche che ricominciano ad aiutano tutti quelli che lavorano, senza creazione di valori non finanziari nella società civile.
Così anche Giulio Tremonti, alla fine, non ha potuto non venire, non entrare nello stesso auditorium, non dare l’”update” puntuale della politica economica italiana: come ad un G-20. Ha confermato che su molte cose non la pensa come Draghi, ma è riuscito a non polemizzare: almeno sul piano personale. E non volendo andare nuovamente in rotta di collisione sul terreno dei mercati finanziari, ha fatto una “cosa da Meeting”: ha cercato un punto d’incontro con altri, altrove, un po’ a sorpresa. Ha scelto Rimini per una proposta mica da poco: un nuovo “avviso comune” tra imprese e lavoratori sulla partecipazione agli utili, dopo quello tra imprese e banche sulla moratoria dei crediti. Dopo aver convinto – magari in modo ruvido – istituti e aziende a ripartirsi gli oneri della recessione sul versante dei prestiti, ora l’idea è che imprenditori e addetti (e loro sindacati) decidano di dare flessibilità al rapporto tra costo del lavoro e remunerazione del capitale, ma lontano dai terreni difficili delle “gabbie salariali” o della liberalizzazione dei contratti aziendali (dicono che Draghi “e” Tremonti siano gli unici italiani diversi dal premier Silvio Berlusconi davvero in grado di subentrargli in qualsiasi momento).