Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere che associa 35 mila piccole imprese, è un intellettuale tedesco alto, biondo e con gli occhi azzurri, che però parla un italiano perfetto, con spiccato accento lombardo. “L’ho imparato dal 1980 in poi, l’anno in cui incontrai Monica, mia moglie, e don Luigi Giussani”. Nato nella Selva Nera, studi a Freiburg come Padre Georg. Scholz è figlio di un alto magistrato della Slesia. “Mio padre, cattolico fervente, ha innestato in me un seme di fede. Studiando scienze politiche ero alla ricerca di un sistema sociale in grado di realizzare una comunionalità nuova. Quando ho incontrato don Giussani, ho capito che tutto nasce dalla persona”.



Presidente Scholz, Cl e la Compagnia delle opere sono spesso indicate come un sistema, in particolare in Lombardia. Non è così?

No. Il concetto di favore o di interferenza è il contrario dell’educazione che abbiamo ricevuto. Le scorciatoie sono l’antitesi del nostro modo di vedere noi stessi. La vita ti è data perché tu possa venir fuori, dare il meglio della tua persona.



Si dice che Cl parla di spiritualità ma si occupa di affari.

Se un imprenditore fa un bell’affare, si dice che è bravo. Se lo fa un imprenditore legato alla Compagnia, si dice che è un affarista. Noi vogliamo far crescere le nostre imprese, perché siamo convinti che una bella impresa è un bene per tutti. Il profitto per noi è importante, ma non è fine a se stesso; è uno strumento per il bene comune. Detto questo, la Compagnia non è una holding. È una rete che include anche un migliaio di aziende no profit, in netta crescita, oltre che associazioni di medici, insegnanti, sportivi, professionisti. Forniamo ciò che da sola una piccola azienda non può fare: formazione, servizi, innovazione, comunicazione. Io non mi permetterei mai di interferire nelle decisioni di un’azienda. L’opera è di chi la fa. La responsabilità è sempre personale; la Compagnia non sostituirà mai nessuno nella propria responsabilità, ma lo sostiene.



Il Meeting che si apre oggi a Rimini è incentrato sul concetto di “desiderio”. Perché?

PER CONTINUARE A LEGGERE L’INTERVISTA CLICCA IL PULSANTE >> QUI SOTTO

È il “desiderio” di cui ci ha parlato don Giussani. La tensione verso l’Infinito mi induce anche a trasformare il finito, a rendere più bella la mia azienda. L’Italia è la patria del cattolicesimo, ed è anche un museo a cielo aperto di straordinaria bellezza: c’è un nesso tra queste due cose.

 

Che ricordo ha di don Giussani?

 

Si interessava a una persona più di quanto quella persona si fosse mai interessata a se stessa. Insegnava che il cristianesimo non si ferma alla morale, all’etica, ma conduce alla liberazione profonda della persona, quasi a una resurrezione già nel nostro tempo.

 

A dire il vero, di etica nell’Italia di oggi si sente la mancanza.

 

L’etica non è inutile, ma è insufficiente, se non si riparte dal desiderio dell’infinito che è in ogni uomo, e che passa attraverso il desiderio del bello, del bene e del vero. Più che mettere in riga l’uomo – e in particolare i giovani – con le regole e gli standard, si deve valorizzare ogni persona nella sua unicità.

 

Non le pare che il problema sia semmai farle rispettare, le regole?

 

Le regole vanno rispettate. Ma in Italia ce ne sono troppe. E si moltiplicano le une con le altre: siamo arrivati al controllo del controllo. C’è troppa burocrazia. Il federalismo fiscale invece va realizzato, perché si muove nella direzione della sussidiarietà, che noi da tempo indichiamo.

 

La Lega non è troppo potente in Lombardia?

 

La Lega ha un’anima riformatrice che è interessante, e può essere utile a tutti. Come sarebbe utile un’opposizione più propositiva.

 

E Berlusconi? Cl ha sempre avuto un rapporto preferenziale con lui. Avete ancora fiducia?

 

Berlusconi ha scelto bravi ministri, che hanno retto bene il peso della crisi. Ora si tratta di proseguire le riforme iniziate, di dare concretezza al lavoro intrapreso. Il libro bianco di Sacconi, ad esempio, prevede una riforma del welfare che va nella giusta direzione: si deve passare dal welfare State alla welfare Society; solo la collaborazione tra pubblico e privato renderà sostenibile il sistema. L’autonomia della scuola è un altro grande obiettivo.

 

Quindi lei è contrario al voto anticipato?

 

PER CONTINUARE A LEGGERE L’INTERVISTA CLICCA IL PULSANTE >> QUI SOTTO

Sì. Siamo anche contrari ai governi tecnici. Aumenterebbe ulteriormente la sfiducia degli italiani nella politica, mentre oggi si tratta di costruire passo dopo passo. Spesso, se qualcuno fa un passo indietro, tutti possiamo fare due passi avanti, nella politica esistono compromessi nobili.

 

Chi deve fare il passo indietro? Berlusconi o Fini?

 

Una recente edizione del meeting si intitolava “protagonisti o nessuno”; che è diverso da “protagonismo o niente”. Protagonista è colui che indirizza la propria opera al bene comune. Per questo un impegno è necessario da parte di tutti politici.

 

A che punto è la crisi? La ripresa è vicina?

 

La crisi è nata dal tradimento del “desiderio”, dal profitto che diventa fine a se stesso. La ripresa è legata ai mercati emergenti. Nel medio e lungo periodo, la crescita asiatica e africana rappresenterà una grande chance per i nostri esportatori. Nel breve periodo, ci sarà da soffrire ancora un po’.

 

Gli imprenditori sono all’altezza?

 

Gli imprenditori si stanno impegnando moltissimo. Ne conosco alcuni che hanno rinunciato alle vacanze pur di non licenziare un solo dipendente.

 

La magistratura è troppo invasiva nei confronti della politica e dell’economia?

 

Alcuni elementi fanno pensare che lo sconfinamento nella politica ci sia stato. Per quanto riguarda l’economia, il fenomeno mi pare sporadico. La vera priorità per le imprese è riformare il processo civile. Non si può attendere sei anni per una sentenza.

 

E i giornali, come li trova?

 

Diversi da quelli tedeschi. Spesso ideologici: mischiano le notizie con commenti, a volte tendenziosi. C’è un’economia da far ripartire, e stiamo passando l’estate a discutere di un appartamento a Montecarlo.

 

Cosa pensa di Ratzinger?

 

Un dono di Dio. Molto umile, molto intelligente! Ratzinger ci insegna che la ragione è in grado di accogliere il cristianesimo come risposta alle attese del cuore dell’uomo, da cui può nascere un dialogo con tutti.

 

E lo scandalo della pedofilia?

 

Gli abusi ci sono stati, e tutta la Chiesa deve affrontare la questione, come il Papa sta indicando. Ma questo non deve diventare un pretesto per una campagna di esagerazioni ed insinuazioni al di là dell’oggettività.

 

(Aldo Cazzullo)

 

Intervista pubblicata su Il Corriere della Sera di oggi

Leggi anche

IN MOSTRA/ Così don Bosco rispose all'emergenza educativa del suo tempoLA STORIA/ Gabriele, quando basta il cuore e il Meeting fa più della psicoterapiaMEETING/ Il comunicato finale e il prossimo titolo "E l’esistenza diventa una immensa certezza”