Sergio Marchionne al Meeting. L’amministratore delegato della Fiat è stato chiar, nel suo intervento, ad esempio quando ha detto che l’unica area del mondo dove la Fiat è in perdita è l’Italia. “ Non ci aspettiamo fanfare ma neanche fischi. La Fiat è sempre la stessa sia che si guardi all’Europa agli Stati Uniti o al Sud America. Eppure in Italia non trova apprezzamento” ha detto. Il problema, per Marchionne, è che in Italia c’è poca voglia di cambiare.



“C’è una contrapposizione fra due modelli: uno difende il passato e l’altro che vuole andare avanti. Se non lasciamo alle spella vecchi schemi non ci sarà spazio per vedere nuovi orizzonti”. E ancora: “Non siamo più negli anni Sessanta non c’è una lotta fra capitale e lavoro, fra padroni e operi. Se l’Italia non riesca ad abbandonare questo modello di pensiero non raggiungeremo mai niente. Ora c’è bisogno di uno sforzo collettivo, un patto sociale per condividere impegni, sacrifici e consentire al Paese di andare avanti. Una occasione per costruire il paese che lasceremo alle nuove generazioni”.



Marchionne, nel suo intervento, ha ringraziato, nominandoli ciascuno, i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti ma non ha mai citato la Cgil. Ha parlato anche dello scottante caso dei tre operai licenziati a Melfi sul quale è intervenuto anche il capo dello Stato. “Non è onesto” ha detto “usare i diritti di pochi per piegare i diritti di molti. Non sono difendibili gli illeciti arrivati fino al sabotaggio. Non è giusto nei confronti dell’azienda e non è giusto nei confronti di altri lavoratori”. La Fiat, ha detto, ha rispettato la legge e dato seguito al primo provvedimento della magistratura.



E’ subito arrivato il commento di uno dei tre operai licenziati, Giovanni Barozzino, su Sky Tg 24: “Non ci si poteva aspettare altro da lui. Abbiamo in comune qualcosa io e Marchionne: anche io sono stato a lavorare in Canada, dopo il terremoto dell’80. Ho dovuto lavorare per contribuire al mantenimento della mia famiglia, una famiglia con 6 figli. Noi siamo d’accordo con la necessità di non fare muro contro muro. L’unica lotta di classe, però, la sta facendo lui con la Fiat. Marchionne gira molto negli stabilimenti in America, venga anche a vedere cosa succede nelle sue fabbriche in Italia”.