Un successo di pubblico per gli Zero Assoluto (alias Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi) che ieri hanno suonato al Meeting di Rimini, dopo aver tenuto nel pomeriggio una conferenza in qualità di testimonial della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, che cerca di sensibilizzare i giovani verso corretti comportamenti alla guida. I due artisti romani hanno presentato al pubblico del Meeting tutti i loro più grandi successi insieme ad alcuni brani del nuovo disco “Perdermi”, un disco pop-elettronico curato nei suoni che è un percorso nella realtà di oggi, vista con gli occhi di due ragazzi trentenni o poco più.
Com’è vostra abitudine, siete in tour da prima dell’uscita del nuovo album, cioè dal 30 aprile. Cos’ha il “live” di così attraente ed irrinunciabile?
Matteo: E’ che racconti le canzoni, le porti in giro, le trasferisci agli altri. Ed è il modo migliore per capire quanto le canzoni, in qualche modo arrivino. No?! Ed è un momento straordinario, l’esaltazione massima delle canzoni.
Thomas: Ci diverte vedere la reazione del pubblico ai nuovi brani, anche se non mancano quelli che la gente ama sentire: a noi dà fastidio andare a un concerto e non trovare i vecchi successi. Quelli noi li ricanteremo sempre! Per ora, lo faremo per tutta l’estate e speriamo anche oltre.
Anche quest’anno al Meeting di Rimini: cosa vi ha spinto a tornare?
Matteo: siamo tornati molto volentieri al meeting. Qui abbiamo trovato la stessa atmosfera dell’anno scorso: una gran quantità di giovani che si divertono e danno tutto in quello che fanno. E poi siamo qui per raccontare, in qualità di testimonial dell’ANIA, ciò che avviene sulle strade. Pensa che il 50% degli incidenti stradali ha come causa principale la distrazione: questo dato è davvero spiazzante, dà l’idea di quanto le nostre vite siano fragili e di quanto basti poco per metterle in pericolo…
Thomas: questo è un meeting di valori soprattutto e poi di musica: qui troviamo una marea di giovani che lavorano e che abbiamo scoperto essere tutti volontari! Il loro entusiasmo crea un clima speciale che ci permette di raccontare i dati negativi degli incidenti sulle strade con una modalità, la musica, che vuole guardare alla speranza e alla voglia di cambiare qualcosa: noi la chiamiamo “la rivoluzione dell’attenzione”. Basterebbe più attenzione e lo sviluppo anche in Italia di una cultura delle regole per cambiare la situazione tragica di oggi.
Hai parlato di speranza, che è il tema del Meeting di quest’anno “E l’esistenza diventa un’immensa certezza”. Cosa significa per te?
Matteo: la speranza è quella di andare avanti, di una situazione migliore per il futuro. Per me questo significa portare avanti le proprie passioni: la realizzazione dei sogni non sempre riesce, la tua speranza non può poggiare su quello. Bisogna cercare di concretizzare e portare avanti i propri talenti, la propria professionalità: l’idea di potersi aggrappare a qualcosa di concreto è indispensabile per guardare avanti.
Parlate di valori e di speranza ma in “Perdermi”, il vostro ultimo disco, c’è dell’inquietudine.
Thomas: confermo. L’inquietudine deriva dal fatto che i giovani che si affacciano all’età adulta, i trentenni come noi, hanno pochi punti di riferimento e di conseguenza poca possibilità di fare progetti. Nel nostro ultimo disco cerchiamo di descrivere questa situazione e questo stato d’animo.
Tempo di bilanci?
Matteo: di riflessioni, per forza di cose diverse rispetto a quelle fatte a 20 anni. Arrivare a 30 anni oggi è faticoso. Viviamo in un’epoca di precariato non solo del lavoro ma anche delle relazioni: a questa età normalmente uno fa progetti per il futuro, deve in qualche modo decidere cosa fare della sua vita, ma se questi piani non li puoi fare è difficile andare avanti.
L’idea del disco è un po’ quella di “perdersi per ritrovarsi”. Una sorta di percorso nel quale è indispensabile affrontare gli ostacoli della vita per poi assaporarne l’essenza e farne esperienza?
Thomas: è un augurio in realtà, quello di perdersi per poi ritrovarsi migliore, carico di esperienze, di dubbi risolti o da risolvere, per cui sicuramente non lo so… più grandi. E più grandi, non solo da un punto di vista dell’età, ma di cose scoperte, di cose ricevute. Bisogna avere coraggio e affrontare la realtà di petto senza costruire muri che ci proteggono sì, ma ci impediscono di vedere.
(Anna Pompa)