Dario Odifreddi, presidente della Fondazione Piazza dei mestieri, ha introdotto l’incontro “Giovani e formazione: tutti abili per una vita da protagonisti”, con queste osservazioni: “Tra i 15 e i 34 anni in Italia sono più di due milioni coloro che non vanno a scuola e non lavorano. Si parla sempre di più di emergenza educativa, ma, a livello istituzionale, non si è fatto ancora abbastanza. L’apprendistato in Italia non ha ancora conosciuto uno sviluppo adeguato”. Dopo di lui e dopo questi allarmanti dati, ha preso la parola il ministro del Welfare Sacconi: “I giovani, in Italia più che altrove, rappresentano un’autentica emergenza a causa delle elevate possibilità di esclusione dal mercato del lavoro. Il Governo ha recentemente varato la riforma dell’apprendistato nella forma di un Testo unico snello e comprensibile di 7 articoli, con l’obiettivo di farne il modo tipico di ingresso nel mondo del lavoro, a fasi successive”. Ha parlato poi il presidente e cofondatore a Los Angeles di “Habilitation House”, Guido Piccarolo: “All’inizio del 2009 abbiamo assunto i primi tre ragazzi con disabilità mentali. Oggi, dopo tre anni dalla fondazione, abbiamo nove dipendenti, di cui sette giovani con disabilità mentali e 40 reduci di guerra, giovani e meno giovani, che stiamo formando. Sto scoprendo che ciò che li blocca nella vita non è innanzi tutto il limite fisico e mentale, ma l’assenza di uno sguardo e di un abbraccio alla loro umanità come Dio ci guarda e ci abbraccia. Abilità e protagonismo nascono dalla certezza e dal giudizio di essere voluti e amati”. Infine è stato il turno del rettore maggiore dei Salesiani don Pascual Chávez Villanueva: “Il vostro essere qui tanto numerosi è segno che nutrite nel cuore una passione educativa, che avete voglia di riflettere su una delle tante risposte da dare ai giovani: la formazione professionale, da molti purtroppo considerata scuola di basso profilo, che non riserva prestigio a chi vi lavora”. Secondo il rettore, è da apprezzare l’obiettivo educativo, sociale e culturale di offrire a tutti i giovani, fino all’età di 16 anni, percorsi obbligatori di istruzione e formazione.
Ma, nello stesso tempo, “credo sia limitante obbligare tutti a seguire un medesimo percorso, senza alcuna libertà di scelta per i giovani e le loro famiglie, nel rispetto delle attitudini, dei vissuti talora sofferti, delle capacità e dei talenti di ciascuno”.