Il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni ha coordinato l’incontro che ha visto la partecipazione di personalità di spicco della politica internazionale come ad esempio Phillip Blond, collaboratore del premier inglese David Cameron. “Il fatto cristiano ha intrinsecamente in sé una dimensione sociale e politica non si può mai ridurre ad un fatto privato; inoltre noi siamo generati da una storia di duemila anni” ha detto Formigoni. Il cristiano, ha aggiunto citando l’esempio dei monaci benedettini e di alcuni movimenti religiosi del medioevo, ha il dovere di educare alla costruzione del bene comune. L’impegno in politica diventa allora non affermare le proprie idee ma “per difendere quello che l’esperienza dei cristiani e degli uomini sta costruendo nella società”. Per Blond, fare politica in Inghilterra per i cristiani è molto difficile: pregiudizi ideologici verso chi manifesta la propria fede sono all’ordine del giorno. “Il cristianesimo crea la libertà moderna – ha continuato Blond – ma la gente non conosce la storia e si lascia ingannare dalla moda corrente; in questo quadro il mio ruolo è quello di attaccare presunte certezze laiche e secolari per ripristinare la verità storica”. Ha poi parlato Paul Jacob Bhatti, consigliere del primo ministro del Pakistan per le minoranze religiose, fratello del ministro Shahbaz ucciso recentemente da estremisti pachistani per il suo impegno contro la legge per la blasfemia che in Pakistan colpisce molti cristiani. Ha letto il testamento spirituale del fratello, e pur provando timore per la sua vita, ha preso in mano  l’impegno politico del ministro ucciso: “Tuttavia – ha detto – non si può rinunciare alla battaglia contro le prepotenze nei confronti dei più poveri e deboli. Inoltre la religione non deve diventare veicolo di violenza, non si costruisce la pace se uno non sacrifica qualcosa di sé. Dobbiamo ogni giorno affidare a Dio Onnipotente la vita personale e dei popoli. Se uno è un buon cristiano, è anche sicuramente un buon politico”. All’incontro ha partecipato anche il presidente del gruppo Popolare al parlamento europeo, Joseph Daul. Ha sottolineato come fare politica significa essere impegnati nel quotidiano e difendere i valori cristiani da chi vuole emarginarli dalla scena pubblica.



Molti applausi infine per Marcos Zerbini, deputato al parlamento dello stato di San Paolo (Brasile):  “Non avevo mai pensato di entrare in politica – ha detto – ci sono andato per il lavoro sul sociale che stavo facendo con l’associazione dei lavoratori senza terra di San Paolo. I miei amici hanno deciso che dovevo essere io a candidarmi La convivenza con i politici è molto faticosa; tutti vogliono il potere ad ogni costo e si dimenticano il motivo per cui si fa politica. Io riconosco la grazia che mi è capitata, quella di condividere con Cleuza, la mia compagna, e soprattutto con gli amici del movimento di Comunione e liberazione l’esperienza politica per non cadere nella trappola del potere”.

Leggi anche

EUGENIO BORGNA/ Con lui non muore uno psichiatra, ma un amico del MisteroSCUOLA/ “Educare secondo don Giussani”: quando un metodo si fa storia (e opere)