Al Meeting di Rimini continua il dibattito sull’Islam. Alle ore 19 del 20 agosto si è svolto l’incontro “Islam oggi: tra educazione e ragione”, moderato da Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione. La conferenza ha visto gli interventi di tre personalità di primo piano del mondo cristiano e musulmano: Wael Farouq, musulmano e vicepresidente del Meeting Cairo, docente all’Istituto di lingua araba all’Università Americana del Cairo; Abdel-Fattah Hassan, di fede islamica e docente di Letteratura italiana alla Ain Shams University del Cairo e Robert Reilly, cattolico, membro onorario per la strategia e la comunicazione all’American Foreign Policy Council e autore del libro “Closing of the muslim mind” (la chiusura della mente musulmana). I tre relatori hanno analizzato i problemi dell’Islam moderno, arrivando alla conclusione che i popoli musulmani potranno ripartire solo educando le future generazioni a utilizzare la ragione in modo autentico, come dono che Dio ha dato all’uomo per incontrarlo nella realtà e nella propria esperienza. Ha preso innanzitutto la parola Abdel-Fattah Hassan, che nel suo intervento ha tentato di sfatare alcune interpretazioni che considerano l’islam una religione chiusa e contraria allo sviluppo razionale dell’uomo. Il Corano, secondo il docente, non contrasta la ragione, la scienza e tutto ciò che può essere occasione per incontrare Dio nella realtà ed innalzare l’uomo verso di lui. “Non ci può essere contraddizione fra la scienza e la fede, fra la rivelazione e la ragione…l’islam è favorevole all’idea di prendere da ogni cosa quanto vi è di buono e utile, sia esso antico e moderno… il musulmano credente deve aggrapparsi alla saggezza da qualsiasi parte venga”. Robert Reilly ha invece continuato il discorso analizzandolo da un punto di vista più storico, riprendendo il rapporto fra fede e ragione presentato dal Papa nel suo intervento all’università di Ratisbona. Secondo lo studioso statunitense, infatti, è proprio il rifiuto della razionalità mutuata dal mondo greco ad opera di studiosi islamici contrari a una apertura verso la realtà che dopo il IX secolo ha ridotto il Corano a una mera raccolta di regole non interpretabili.
Infine, secondo Wael Farouq, è la stessa ragione a collegare l’essere umano con Dio. “Nel Corano – ha spiegato – il termine ragione compare 49 volte ed appare con un verbo al presente, perché ciò che interessa non è il concetto astratto, ma un’azione che permette ora di giudicare la realtà”. Lo studioso ha però fatto notare che questa visione è rifiutata dalla maggior parte degli studiosi musulmani moderni. “In alcuni Stati musulmani i mezzi sono più importanti degli obiettivi, che hanno sviluppato una contraddizione fra forma e contenuto”. E’ proprio questa rinuncia al rapporto con la realtà che ha prodotto una rottura fra il concetto di tempo e luogo: i modernisti vivono l’adesso ma le loro menti appartengono all’occidente, i fondamentalisti vivono qui, ma il loro pensiero è ancorato al passato. Quindi, in conclusione, l’unica strada per cambiare questa visione è l’educazione dei giovani al recupero di tale rapporto. “Conservare i valori non significa congelarli in qualcosa di immutabile, ma dar loro nuova forma”.