Dal 2009 “L’Etiopia innalzerà a Dio le sue mani” è la quarta rassegna in Italia di opere antiche provenienti dalla tradizione della chiesa cristiana d’Etiopia. La prima si svolse cinque anni fa negli spazi espositivi dell’Università Ca’ Foscari: si intitolava “Nigra sum sed formosa. Sacro e bellezza dell’Etiopia cristiana” e determinò, grazie a un esemplare rapporto di partnership tra l’ateneo e Banca FriulAdria, che promuoveva il progetto, una esposizione leggendaria: che tracciava solidi criteri, storico-artistico-culturali e non più etnografici, con cui misurarsi quando si affrontano i manufatti di quella lontana civiltà; evidenziava i profondi rapporti tra l’Etiopia e il nostro Paese all’inizio della prima età moderna (XV-XVII sec.) e si caratterizzava come un insolito laboratorio di fruizione, delineando strategie che impiegavano lungo tutto il percorso moderne tecnologie multimediali: proiezioni su monitor e a parete (alcune di particolare spettacolarità), slide-show, “audio-video guide umane”, con la proiezione a figura intera di alcuni membri del comitato scientifico a illustrare le scansioni della mostra, video riassuntivi, una colonna sonora dedicata per ogni sala, una guida multimediale su supporto iPod touch di concezione del tutto nuova, che metteva a disposizione migliaia di altre immagini, centinaia di file audio, interviste specifiche, un sintetico catalogo delle opere esposte.



La seconda mostra ebbe luogo nel 2011 a Pordenone, nell’atrio di palazzo Cossetti, sede della direzione generale di FriulAdria. “E sopra vi era dipinto l’Antico di giorni” presentava un’affascinante e inedita sequenza di 40 “icone portatili” etiopiche, dal XVI al XVIII secolo, messe a confronto con altre di dimensioni maggiori, con rotoli magici e immagini miniate: il raffinato catalogo, stampato da Terra Ferma, recava invece il titolo di Portare le icone. Arte e pietà religiosa dell’Etiopia cristiana. Al di là della qualità e dell’originalità dei manufatti esposti (la tradizione di piccole immagini da portare al collo o da tenere in mano, nella religiosità etiopica, risale almeno al XIV sec.), anche in quel caso risultò centrale una riflessione sulle modalità di fruizione. Fu attribuito stavolta un particolare risalto, a partire dall’esigua dimensione delle opere, al decisivo problema della scala di percezione: un ampio numero di gigantografie che ingrandivano alcuni particolari figurativi risultò convincente per favorire l’attenzione del pubblico.



Nell’autunno del 2012 fu la volta di uno dei più qualificati Musei diocesani, quello di Vicenza: “Æthiopia Porta Fidei. I colori dell’Africa cristiana”. La mostra si basava su un’importante raccolta privata, integrata con le opere già presenti nelle collezioni del Museo, allestite con tenacia da mons. Pietro Nonis, per 15 anni vescovo della diocesi berica. La mostra di Vicenza ripristinò un criterio allestitivo più evidentemente multimediale, integrandolo con alcuni dei grandi pannelli utilizzati a Pordenone e aggiungendo, su impulso dell’arcivescovo Silvano M. Tomasi, per anni Nunzio apostolico in terra etiopica, una esplicitata sensibilità per il progetto di un’università nel Corno d’Africa. 



Questo tema viene ripreso ancora più evidentemente per il Meeting di Rimini, dove un vasto corner è riservato al progetto dell’Università Cattolica di Addis Abeba. La superficie espositiva torna alle misure del prototipo del 2009, nel convincente display di Fiorenza Matteoni, che l’ha impostato sulla forma della Croce, uno dei segni più antichi della religiosità cristiana etiope, dato che esso compare sulle monete fatte coniare attorno al 340 d.C. dal negus ‘Ezana, una sorta di Costantino d’Africa.

Nella vasta struttura trovano spazio icone, rotoli magici, manoscritti miniati, nonché una esauriente campionatura della assai articolata tipologia di croci astìli etiopiche, mentre l’area esterna cerca di ricostruire il contesto di quella civiltà. Il che avviene rimodulando, con nuove soluzioni, i materiali multimediali (curati dal mio bravo allievo Marco Del Monte, phd) e le gigantografie impiegate nelle precedenti circostanze. Altri contenuti multimediali trovano posto all’incrocio dei bracci della croce, in una sorta di Sancta Sanctorum che corrisponde molto pertinentemente a quanto lo spettatore potrà osservare.

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