“Con il Pontificato di Papa Francesco Comunione e liberazione torna alle origini, recuperando il suo ruolo di paladino anticonformista del mondo cattolico. Il Meeting di Rimini 2015 sarà l’emblema di questo ritorno”. Lo spiega Piero Sansonetti, ex direttore di Liberazione e oggi direttore de Il Garantista. Il giornalista quest’anno sarà al Meeting di Rimini dove il 22 agosto sarà protagonista dell’incontro dal titolo “Al fondo della mancanza”. Sansonetti conosce il Meeting dal 1983, quando era ancora cronista de l’Unità.
Dal punto di vista ideologico lei è su posizioni apparentemente opposte rispetto al Meeting. Perché ha accettato questo invito?
Seguo con attenzione il Meeting di Rimini da più di 30 anni. Ho opinioni differenti in primo luogo rispetto alla fede, anche se questo non è un discrimine bensì solo una posizione diversa rispetto alla vita. E poi ho idee divergenti anche su alcune questioni relative alla morale cattolica come aborto, divorzio e matrimoni gay. Non vedo però come questo dovrebbe impedirmi di partecipare al Meeting, e del resto su molte cose sono invece d’accordo con Comunione e liberazione. Ma questa affermazione avrei potuta farla anche 20 o 30 anni fa, mentre oggi c’è una parola magica che cambia tutto. Questa parola è “Francesco”. Se mi chiedono qual è l’istituzione cui oggi mi sento più vicino, la mia risposta è la Chiesa cattolica.
Che cosa ne pensa dell’attuale Pontificato?
E’ quanto di più rivoluzionario abbia mai visto in vita mia. Forse l’unico evento paragonabile, che ha sconvolto il modo di pensare di una generazione, è stato il ’68. Oggi però invece di un evento di massa abbiamo a che fare con una persona: Bergoglio. Con inaudita semplicità, Papa Francesco ha detto una frase che mi ha aperto il cuore: “Chi sono io per giudicare?”. In questo modo sta dicendo ai laici: “Entrate, non vi chiedo di farvi la chierica o di genuflettervi, se volete possiamo parlare insieme”. Come si fa a tirarsi indietro di fronte a un invito del genere?
Lei condivide l’idea di un Papa che rompe con la tradizione?
No. La vera azione di Papa Francesco non è stata contro le incrostazioni tradizionali della Chiesa, bensì rispetto alla società moderna. Questo Pontificato ha messo in discussione tutto. Nessun leader politico o grande intellettuale degli ultimi 50 anni era arrivato a questo punto di capacità critica, soprattutto in un periodo in cui questa stessa capacità è ridotta a zero.
In molti vorrebbero arruolare il Papa nelle loro fila…
Questo è impossibile. Il Papa è l’unico che non ci chiede di schierarci di qua o di là, anzi non ci chiede niente. Mette in discussione tutto, ed è molto difficile non subire la fascinazione di quest’uomo. Di fronte a un Papa così, non puoi non rivolgerti con un’attenzione del tutto nuova al mondo cattolico. E, anche nei periodi in cui più mi stava antipatica, ho sempre considerato Comunione e liberazione come uno dei rappresentanti più vivaci e anticonformisti di questo stesso mondo.
Uno dei rapporti più controversi è quello tra Cl e la politica. Come è cambiato nel tempo?
Questo rapporto è cambiato molto, ma più nel senso di un ritorno alle origini che di un’evoluzione lineare. Fino alla fine della Prima Repubblica, Cl è stata molto a lungo un movimento che dal punto di vista politico non era “embedded”, cioè non si poneva all’interno dei partiti e del Palazzo.
Quindi che cosa è successo?
Dal ’94 in poi molte cose sono cambiate, con esponenti di Cl al governo e dentro a uno dei due schieramenti. Il caso più vistoso è stato quello di Roberto Formigoni la cui caduta, insieme a quella della Seconda Repubblica, ha portato dentro a Cl un cambiamento molto forte. Di fatto è avvenuto un ritorno alle origini. Oggi abbiamo di fronte Cl come un movimento culturale, religioso e sociale, ma non come una costola del potere.
Riferendosi agli immigrati, Giorgio Vittadini sul Corriere ha sottolineato: “Ogni uomo va salvato, ed è ciò che ci dice monsignor Galantino”. Lei che cosa ne pensa?
Il modo con cui i mass-media descrivono il fenomeno dell’immigrazione è un’operazione di falsificazione mostruosa. Dai dati del Viminale risulta che quest’anno sono arrivati 100mila immigrati in meno dell’anno scorso, mentre guardando la tv sembra che ne siano arrivati dieci o venti volte di più. Su 60 milioni di italiani, sono arrivati 200mila immigrati.
Quindi ha ragione monsignor Galantino?
Sì. L’immagine di un’Italia assediata fornita dai mass-media è del tutto lontana dalla realtà. Inoltre non solo gli immigrati regolari non costano nulla all’Italia, ma la differenza tra quanto ricevono dallo Stato e quanto pagano in tasse e previdenza è pari a 46 miliardi di euro l’anno. Se non ci fossero gli extracomunitari il deficit dell’Italia sarebbe molto più grande. La posizione della Chiesa non ha dunque nulla di buonista, ma è estremamente ragionevole in quanto afferma i valori di solidarietà umana che sono alla base di qualunque comunità civile.
(Pietro Vernizzi)