È così evidente che l’acqua è fondamentale per la nostra vita che rischiamo di non meravigliarci più di questo fatto e tendiamo a considerare in qualche modo già noto tutto ciò che riguarda l’acqua, le sue caratteristiche, i sui usi, la sua mancanza. La mostra “Misteriosa è l’acqua”, curata dall’Associazione Euresis con la collaborazione della Fondazione  Ceur e che verrà presentata questa sera al Meeting di Rimini, ci rimette di fronte a questa evidenza elementare in un percorso che attraversa le diverse valenze di questa “misteriosità”: da quelle più strettamente scientifiche, a quelle culturali e simboliche, a quelle connesse con l’accesso e la disponibilità, purtroppo ancora non garantiti a tutti, di questa preziosa risorsa.



Ed è proprio la mancanza di acqua, e il suo riverbero sul soggetto, cioè la sete, la chiave di lettura che illumina in vari modi le sezioni espositive. In modo più esplicito ciò si manifesta nella parte relativa alla fisiologia della sete, efficacemente intitolata “Fratelli di… acqua”. «Il fatto sorprendente – spiega il professor Carlo Soave, uno dei curatori della mostra – è che tutti gli organismi viventi, dalla più piccola cellula al più grande mammifero, dal primo organismo comparso sulla terra 3,5 miliardi di anni fa fino all’ultimo abitante del pianeta, si dissetano nello stesso identico modo: possiamo proprio affermare che siamo tutti fratelli….d’acqua».



Per “dissetarsi” un semplice organismo monocellulare, o un elefante o ciascuno di noi, deve fare in modo che l’acqua entri all’interno delle cellule. L’acqua però non passa facilmente attraverso la membrana che circonda ogni cellula, ma, soprattutto, non ci entra spontaneamente: ha bisogno di essere “spinta” dentro. Chi la spinge? «La forza è dovuta alla pressione osmotica, la forza che i sali, contenute come “soluti” all’interno della cellula, e le molecole di acqua stessa, esercitano sulla membrana cellulare cercando di attraversarla». Uno speciale meccanismo regola le concentrazioni di acqua e di soluti all’interno e all’esterno della cellula attivando un sistema di pompaggio che fa entrare l’acqua e quindi disseta.



Ma perché ci viene sete? Perché tutti gli organismi viventi (anche quelli che vivono nell’acqua, come i pesci, scopriamo visitando la mostra) hanno bisogno di bere? «La necessità nasce dal fatto – aggiunge Soave – che il metabolismo cellulare produce delle scorie (ammoniaca, urea, acido urico, ecc.) che devono essere eliminate e, per eliminarle, bisogna mantenerle sciolte nell’acqua. Ma, va da sè che, in questo modo, non si eliminano solo le scorie ma si perde anche acqua e, per non disidratarsi, essa va reintegrata: ciò può accadere solo bevendo».

I dati del bilancio idrico illustrati nella mostra sono impressionanti. È noto che l’acqua è il principale componente del corpo umano; in un uomo di 70 Kg ci sono 42 litri d’acqua così ripartiti: 25 all’interno delle cellule, 12 negli interstizi tra le cellule e 5 nel sangue. È indispensabile che la quantità di acqua totale presente nel corpo rimanga costante: se se ne perdesse solo il 10% , cioè 4,2 litri, ci sarebbe la morte. Il fabbisogno di acqua giornaliero è di circa 2,5 litri, che otteniamo anzitutto assumendo liquidi, in buona parte dai cibi e in parte come prodotto del metabolismo.

Ma chi ci dice quando dobbiamo bere? «Sentiamo la bocca asciutta, la gola secca, non riusciamo a deglutire: bocca e gola sono le sentinelle avanzate che ci danno notizia che ci stiamo disidratando ed è venuto il momento di bere per compensare la mancanza di liquido. Ma il segnale parte dal sangue: se manca acqua nel sangue aumenta la concentrazione dei sali e la pressione osmotica fa sentire la sua voce; bisogna intervenire o riducendo la diuresi o bevendo o tutte e due le cose insieme. Ci sono comunque alcune cellule specializzate, gli osmorecettori, che percepiscono l’incipiente disidratazione, la segnalano ai neuroni dell’ipotalamo (una struttura nervosa alla base dei due emisferi cerebrali) che inducono lo stimolo della sete e favoriscono la liberazione di un particolare ormone antidiuretico».

C’è un’altra funzione dell’acqua, oltre a quella di colmare la sete, che la mostra ci segnala: è la regolazione della temperatura dell’organismo. Ce ne siamo ben accorti in questa estate calda. «Per resistere alle temperature elevate il corpo umano usa il sistema della sudorazione. Con la sudorazione, prodotta attraverso le ghiandole sudoripare, le molecole di acqua si allontanano dalla superficie del corpo sottraendo energia, che si disperde come calore e il corpo si raffredda».

Per fortuna accade così. Diversamente avremmo potuto imitare i cactus, come quello emblematico che si incontra al centro della mostra: queste piante immagazzinano, quando piove, tutta l’acqua che possono e la tengono al loro interno come fossero degli enormi serbatoi ermetici, sfruttando l’elevato calore specifico dell’acqua la quale richiede tanta energia termica per innalzare la sua temperatura. Possono così resistere al Sole delle praterie senza andare arrosto. «Ma per noi sarebbe un po’ scomodo: dovremmo imbottirci di acqua oltre misura. Meglio sudare».

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