Una cantina londinese in una notte di fine ‘500. Un piccolo palcoscenico all’interno della scena. Sipario nel sipario, teatro nel teatro. Sì perché al centro dell’anteprima nazionale del Meeting di Rimini 2016 “Thomas More” non c’è la storia del cancelliere inglese che si rifiutò di accettare l’Atto di supremazia del Re sulla Chiesa d’Inghilterra, ma il travaglio di Shakespeare. Essere o non essere Tommaso Moro a pochi anni dalla sua condanna a morte? Bisogna avere paura del potere? E ancora: che cos’è la verità? Conta forse più della vita?
Ma non si tratta di un monologo. Nella piece di Otello Cenci e Giampiero Pizzol, il Bardo (interpretato dallo stesso Pizzol) ha tre compagni con cui condividere dubbi e sogni di gloria. C’è il fido Lawrence Fletcher (Andrea Soffiantini), esperto e disincantato, e il giovane entusiasta Richard Barbage (Andrea Carabelli). Ma c’è anche il pericoloso Munday (Giampiero Bartolini), drammaturgo e spia al servizio della corona. Aiuterà i suoi amici nell’impresa o li tradirà?
L’atmosfera è intrigante e il pubblico del Meeting, che ha lasciato i padiglioni della Fiera di Rimini per riempire il Teatro Novelli per questo inedito, è catturato.
“Chi è venuto ad ascoltar battute come si va alle farse e alle commedie – avverte il prologo – se ha un po’ di senno resterà colpito, deluso rimarrà se ha il cuore vuoto”.
Degli scherzi notturni tra boccali di birra, duelli di bravura e piroette si ride ammirati. Il ritmo è serrato: nello scantinato sotto la nota taverna della Sirena, chiuso con il catenaccio per paura delle guardie, in un attimo il riso si trasforma in pianto, l’allegria in paura, l’esaltazione in rinuncia, i complimenti tra i sodali in minacce. “Noi non scriviamo per la verità. Scriviamo per denaro e per avere un nome di peso e una carriera a Corte e un poco di potere” urla a un certo punto Munday a Shakespeare invitandolo a far sparire il suo testo eversivo. “Io sono un commediante, tu sei niente! Io lo farò. E salirò io stesso a recitare More”.
La rivolta contro gli stranieri interrompe la contesa. La domanda resta nell’aria e va a interrogare singolarmente ogni spettatore. “Cattolico con il cuore di coniglio… rinunceresti a tutto come More ha fatto?”. E sui migranti: “Vorreste distruggere gli stranieri? Tagliar loro la gola e poi gettarli fuori? Se foste voi a lasciare il paese, dove andreste?”.
Tra i 600 spettatori del Meeting stipati nel Novelli, mentre fuori impazza la movida riminese, non vola più una mosca. Quello che accade sul palco ha a che fare con la vita di tutti i giorni e con il dramma del mondo che ogni mattina ci riportano i giornali. “Pensate bene dunque a quel che fate. Perché questo è ciò che succede agli stranieri accolti qui in città e ora cacciati da voi senza pietà!”.
Teatro nel teatro, sipario nel sipario. Il travaglio di William Shakespeare è anche il nostro.