Musica dei migranti, pensiero che si balla, anima profonda dell’Argentina. Le definizioni di Tango si sprecano, così come i travisamenti in un’epoca di tango-renaissance. La moda è così, rischia di impacchettare e banalizzare, congelando ciò che è vivo. Il Tango in un attimo diventa “caliente”, “esotico”, “passionale” e via con gli stereotipi, la rosa in bocca e tutto il resto. 



La sfida del Meeting per questo era impegnativa: proporre al pubblico la vera essenza di questa musica in uno spettacolo con un titolo emblematico “Semplicemente Tango”. “C’è un motivo se l’Unesco lo ha dichiarato patrimonio dell’umanità e simbolo del dialogo tra culture diverse – ci spiega la ballerina Carlotta Santandrea, artista bolognese protagonista della serata di ieri sera alla Fiera di Rimini – L’incontro è alla base di questa musica che si è sviluppata grazie alle tradizioni del mondo che trovavano una nuova casa in Argentina. Credo che questo sia arrivato al pubblico”. 



Con i racconti che si sono alternati alla danza, (da Cumparsita a Milonga Sentimental da la Viruta a Mis Viejos) i protagonisti della serata hanno illustrato e spiegato l’influenza dell’immigrazione italiana (iniziata alla fin dell’800) verso Buenos Aires agli spettatori. D’altronde l’anima dell’Argentina è lontana, ma estremamente familiare. Lontana geograficamente perché il Rio de la Plata, la culla in cui questa musica è nata, viene dalla “fine del mondo” come Papa Francesco. Familiare perché un ascolto attento non può non notare i colori della canzone napoletana e la nostalgia per la terra natale. 



“Il titolo del Meeting (“Tu sei un bene per me” ndr) era perfetto per uno spettacolo così. Nel Tango al centro non c’è l”io’ ma il ‘tu’ – prosegue la Santandrea -. E non basta ancora, bisogna essere in tre: un uomo, una donna e un pubblico che condivide emozioni così intense”. 

Probabilmente non basta ancora, uno spettacolo del genere non sarebbe stato in piedi senza dei musicisti di altissimo livello. Hernàn Luciano Fassa al pianoforte, Virgilio Monti al contrabbasso, Vincenzo Albini al violino e Gerardo Agnese al bandoneon, come hanno sottolineato gli applausi, hanno portato a Rimini l’essenza del quartetto classico. Intesa, vibrazione, ritmo, un suono compatto, ma sempre vivo, in tensione, come nell’eccezionale finale di Libertango, il brano più famoso di Astor Piazzolla.  

“Il tango è così, ha un legame profondo con la vita di ogni singolo argentino”, ha concluso Carlotta Santandrea, “Anche Papa Francesco ha raccontato che lo ballava da giovane. Oggi è l’anima di un Paese e motivo di vanto per un popolo che ha sempre avuto un complesso di inferiorità nei confronti dei Paesi con un’identità più forte. Ma come ci insegna il popolo argentino, la capacità di incontrare genera bellezza….”.

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