Oggi monsignor Christophe Pierre, arcivescovo e nunzio apostolico negli Stati Uniti, aprirà la XXXIX edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli partecipando all’incontro inaugurale sul titolo del Meeting: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Anticipiamo uno stralcio del suo intervento.



(…) Siamo alle soglie di un cambiamento epocale. Parliamo di una rivoluzione tecnica, una rivoluzione delle comunicazioni con internet e smartphones. Alcuni parlano ancora di rivoluzioni marxiste e socialiste; mentre altri credono in un ritorno al nazionalismo. Stiamo persino cominciando a vedere, di fronte al cambiamento epocale, gruppi di persone che abbracciano la cosiddetta “Benedict option“, proposta da Rod Dreher, nella speranza di una rinascita o rivoluzione culturale, o forse segnalando una ritirata dal cambiamento. Ma quale è la vera rivoluzione?



La vera rivoluzione è la rivoluzione del cuore. Non possiamo costringere nessuno a credere, soprattutto non i giovani. Gesù non costrinse la Samaritana a credere; piuttosto, le ha dato, attraverso il dialogo, la possibilità di perseguire il vero desiderio del suo cuore. Anche noi possiamo offrire a coloro che incontriamo, specialmente ai giovani, l’opportunità di condividere la grazia che abbiamo ricevuto e invitarli ancora una volta ad appartenere a Cristo e alla Chiesa. Comunichiamo questa grazia attraverso la testimonianza della nostra vita. Il mondo oggi ha bisogno di testimoni: genitori, educatori, politici, compagni di lavoro e sacerdoti. Abbiamo bisogno di una Chiesa che testimoni la gioia dell’appartenenza a Cristo. Cristo era quella Persona ed è quella Persona che è così attraente e che ci aiuta a connetterci con la nostra stessa umanità.



È per questo motivo che il Santo Padre, come don Giussani, vuole una Chiesa vicina alla gente, una Chiesa che non sia autoreferenziale, ma che sia in uscita con la gioia del Vangelo. Ci chiama ad essere una Chiesa che testimonia una gioia e una speranza nate dall’incontro con Gesù.

Credo che questo sia anche il motivo per cui Papa Francesco ha affermato che la misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa. Il peccato e l’alienazione che esso comporta sono come degli ostacoli alla ricezione della grazia che Dio vuole darci e alla condivisione delle esperienze con l’altro. Riempiono il cuore dell’uomo di ciò che mai potrà soddisfarlo. La misericordia è il rimedio, il balsamo curativo del Medico Divino.

Nell’incontro con Cristo, mediato attraverso la Chiesa, che mostra il volto del Padre misericordioso, una persona può riesaminare le sue reali aspettative per la vita e per il futuro; può avere la possibilità di un incontro che cambia la vita – con la propria madre, con un educatore, con la Chiesa, e persino con uno straniero – in cui si sente valorizzata e comincia a riscoprire il potenziale che ha dentro, che a sua volta aiuta la persona stessa a trovare la felicità. Senza l’incontro e l’abbraccio della nostra umanità, che risveglia in noi il senso religioso, non verranno generati protagonisti e la storia rimarrà ferma.

Venti anni fa, Don Giussani ci disse: “Il mistero di misericordia sfonda ogni immagine umana di tranquillità o di disperazione; anche il sentimento di perdono è dentro questo mistero di Cristo. Questo l’abbraccio ultimo del Mistero, contro cui l’uomo […] non può opporre niente, non può opporre obiezione: può disertarlo, ma disertando se stesso e il proprio bene. Il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia. Per cui l’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo come mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo“.

Nel 1968, da vero padre spirituale, Giussani avvertì i suoi figli di non abbracciare le false rivoluzioni e i suoi ideali, sia quelli della varietà socialista/marxista/atea, sia quelli della rivoluzione sessuale. Vide l’attivismo sociale del periodo come una sorta di rivoluzione: un nuovo tipo di pelagianesimo che non avrebbe mai potuto portare la vita, la salvezza o il Regno nella sua pienezza. Sapeva che la vera rivoluzione era il cambiamento del cuore.

A questo riguardo, il Santo Padre e Giussani convergono, con il Santo Padre che parla di una “rivoluzione della misericordia” o della tenerezza. Sia Giussani che Papa Francesco vogliono che le persone siano libere dalle ferite del peccato e dalle sue conseguenze in modo che possano assumersi la responsabilità del loro futuro, verificando la verità della Fede attraverso una coscienza ben formata e istruita – una coscienza che conosce la Scrittura, la Tradizione, l’autorità del Magistero e l’esperienza, un’esperienza in relazione con la realtà. Piuttosto che essere gettati sulle onde della dittatura del relativismo, un’umanità rinnovata ha il potenziale per avanzare attraverso le tempeste del cambiamento verso un porto sicuro.

Se siamo disposti a incontrare nuovamente Cristo, proprio come lo era la Samaritana al pozzo, allora non abbiamo più bisogno di essere mossi dal potere terreno, dal peccato o dalla povertà, ma possiamo essere guariti dalla Misericordia e perseguire ciò che soddisferà la nostra sete di un nuovo modo di vivere e di coinvolgimento nella realtà. Non più limitati dai poteri di questo mondo o dalle ideologie, in libertà possiamo perseguire la bellezza, la verità e la bontà, che si trovano soprattutto nell’Infinito, che soddisfa i desideri del cuore e che può renderci felici.

Un’umanità risvegliata da Cristo può generare nuovi protagonisti nella storia del mondo: nuovi testimoni in grado di esprimere giudizi, capaci di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, il bene dal male, il vero bene dal piacere che passa. Un’umanità risvegliata ha la capacità di vedere non solo con l’occhio, ma anche con il cuore, e può verificare la verità della fede e proporla in questo momento di cambiamento epocale. Una gioiosa testimonianza cristiana mostra l’attrattiva di Cristo che fa dire agli altri: “Cosa fa muovere quella persona? Cosa spinge quella persona ad agire?”.

Sappiamo che per noi è Cristo. Come dice Don Giussani: “la forza che fa la storia è un uomo che ha posto la sua dimora tra di noi, Cristo. La riscoperta di questo impedisce la nostra distruzione come uomini, il riconoscimento di questo introduce la nostra vita all’accento della felicità, sia pure intimidita e piena d’una reticenza inevitabile“.

Incontrare Cristo ed essere cambiato da Lui – la rivoluzione del cuore – questo è ciò che fa girare la ruota della storia! Questa è la vera rivoluzione!

Questa è l’eredità di don Giussani, il suo dono alla Chiesa, che vive in voi. Pertanto, sono grato a Dio per lui, per Papa Francesco e per tutti voi che continuate, in questo movimento, questo modo di vivere la fede come protagonisti nella storia del mondo. Sono grato, specialmente, ai molti genitori che fanno ogni sforzo per educare i loro figli in modo da aiutarli a scoprire la felicità. (…)

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