50 anni di regioni: l’architettura dell’Italia alla prova

In collaborazione con Gruppo Maggioli, Cassa Depositi e Prestiti e SkyTg24.

Negli ultimi mesi – anche a seguito della emergenza sanitaria – sono riemerse in modo macroscopico tensioni nel rapporto Stato-Regioni che richiedono con urgenza delle riflessioni a partire dall’articolo 5 della costituzione: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il piu` ampio decentramento amministrativo.” Se da una parte esiste in tutti sistemi politici una dialettica “fisiologica” fra il potere centrale e i poteri autonomi, non può sfuggire ad una attenta osservazione che anche 50 anni dopo l’attivazione delle Regioni non si è ancora trovato una impostazione del tutto convincente. Anche la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 è rimasta disattesa e ha lascito una zona grigia fra federalismo e centralismo senza raggiungere una giusta architettura capace di servire in modo efficace il bene comune. Il dibattito ha visto la partecipazione di Stefano Bonaccini (presidente Regione Emilia-Romagna), Massimiliano Fedriga (presidente Regione Friuli Venezia Giulia), Maurizio Fugatti (presidente Provincia Autonoma di Trento), Jole Santelli (presidente Regione Calabria), Giovanni Toti (presidente Regione Liguria) e Luca Zaia (presidente Regione Veneto).



Nuovi percorsi per ridurre il rischio clinico

Massimo Clementi, Professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele; Antonio Conti, Referente Sistema H4C; Alberto Deales, Direttore Sanitario Policlinico Umberto I; Riccardo Tartaglia, Presidente Italian Network Safety Healthcare. Modera Pasquale Chiarelli, Segretario Generale SIMM – Società Italiana Leadership e Management in Medicina.



Un tema molto importante per affrontare la sicurezza degli ospedali, gli ambulatori e luoghi di lavoro e perfino la maggior parte dei luoghi comuni che stanno influenzando e modificando radicalmente il nostro operare e le abitudini di tutti. Quali sono le più corrette innovazioni e protocolli che possono darci la possibilità di non vivere nella paura? Gli ospedali e le aziende sono cambiate non in modo perfetto, ma con un tentativo di risposta alla realtà che si modificava. Un tentativo positivo, che può e deve essere inizio di un percorso.

Incontro al futuro: africa e nuove tecnologie

Andrea Cozzolino, Eurodeputato del Partito Democratico, Presidente della Delegazione per il Maghreb del Parlamento Europeo; Letizia Moratti, Presidente E4Impact Foundation; Elijah Bitange Ndemo, Professor of Entrepreneurship at the University of Nairobi’s Business School. Introduce Giacomo Ciambotti, Research fellow ALTIS, Università Cattolica e E4Impact Foundation.



Nella distrazione dei più e nelle grandi sfide di questa epoca, prosegue un nuovo tipo di sviluppo imprenditoriale che parte dall’iniziativa audace di un soggetto libero e responsabile con lo scopo di contribuire al bene comune. Ciò è particolarmente evidente nell’Africa sub-sahariana, dove la fondazione E4impact continua la sua attività di formazione nel mondo imprenditoriale proprio con l’obiettivo di rafforzare e rendere sempre più competente l’iniziativa personale. In questo panorama tantissime sono state le imprese sociali nate, e un punto chiave di sviluppo sembra proprio l’integrazione della tecnologia in queste iniziative. In questo incontro del Meeting si racconteranno storie di sviluppo sostenibile con le testimonianze dei protagonisti e di chi le accompagna nelle loro piccole ma affascinanti avventure imprenditoriali.

Sviluppo, sostenibilità e sussidiarietà: rendere possibile un futuro diverso

Il dibattito in corso da tempo sui limiti del modello di sviluppo neoliberista, resi evidenti con la crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008, ha portato nel 2015 ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 dell’Onu. La sostenibilità, oggi all’ordine del giorno anche delle imprese multinazionali, cerca di conciliare la dimensione economica con quella sociale e ambientale, ne hanno parlato Domenico Fanizza, Executive Director for Italy, Portugal, Greece, Malta, Albania, and San Marino at International Monetary Fund; Enrico Giovannini, Docente di Statistica Economica all’Università di Roma Tor Vergata e Portavoce di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile); Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali. E’ quanto emerso dal confronto suggerisce di riconsiderare i modelli di business più tradizionali, in vista di processi più sostenibili fin dall’origine delle strategie imprenditoriali, e individua nella cultura sussidiaria la condizione fondamentale perchè ciò avvenga. Partecipazione adeguata di tutti gli attori della società, collaborazione, perseguimento delle migliori strategie di governo e di governance alle differenti scale territoriali sono dimensioni fondamentali per la sostenibilità. Non vi sarà quindi sviluppo sostenibile senza sussidiarietà. Più si analizzano le condizioni per una reale sostenibilità sociale e ambientale, più emerge che non può essere decretata dall’alto, ma che tutto dipende da persone e corpi intermedi realmente capaci di creare e di innovare. È per questa ragione che si impone la necessità di riscoprire il nesso fra sviluppo, sostenibilità e sussidiarietà.

Meeting 2020, lo stupore raccontato nella mostra “Vivere il reale”

Una visita guidata dal curatore Carmine di Martino professore di filosofia teoretica alla Università Statale di Milano, e la collaborazione di circa 60 giovani universitari che hanno lavorato per mesi durante il lockdown. La mostra è composta con diversi pannelli fotografici accompagnati da alcune frasi tratte dal decimo capito de “Il senso religioso”, un saggio del sacerdote cattolico e teologo Luigi Giussani, con al centro uno schermo che proietta un video realizzato dagli stessi giovani che hanno lavorato al progetto. Al curatore di ‘Vivere il reale’ Carmine Di Martino, abbiamo chiesto in cosa consiste la scoperta che ha fatto nel lavoro con questi ragazzi. “Mi chiedo: quante volte ci è accaduto di provare lo stesso stupore non per questo o quell’evento, questa o quella cosa inaspettata, ma per l’esserci di tutto quello che c’è? Certo, non era ovvio che quella mattina gli amici fossero lì e avessero allestito quella sorpresa, ed è per questo che ci si stupisce. Senza dubbio. Ma non è forse ancora meno ovvio, anzi infinitamente e incomparabilmente meno ovvio il fatto che tutto quello che c’è – l’universo in dilatazione, il pianeta su cui poggiamo i nostri piedi, l’io di ciascuno – ci sia? Lo stupore dell’essere è lo stupore di fronte alla prodigiosa stranezza del fatto che l’universo sia. Da qui sorgono le domande della ragione, in qualunque lingua o cultura si esprimano: come mai c’è tutto questo? Ecco il segreto di questa mostra che ha stupito tutti giovani e adulti che in questi giorni di Meeting sono venuti a Rimini per visitarla.