“Una passione per l’uomo” è il titolo del 43° Meeting per l’amicizia fra i popoli che si svolgerà in presenza a Rimini dal 20 al 25 agosto prossimi. Un appuntamento tra i più attesi per chi ha intenzione o bisogno di tastare il polso al Paese e avvertirne i battiti in politica, in economia, nella società.
Pur se scelta, come di consueto, con un anno di anticipo sullo svolgimento della manifestazione questa frase – tratta da un intervento di don Giussani – riassume alla perfezione il cruccio del momento e cioè lo smarrimento dell’uomo, dell’umanità, di fronte alle sfide che gli si parano davanti.
Le incognite superano di gran lunga le certezze. E la sofisticazione degli strumenti a disposizione, di una potenza superiore alla capacità di utilizzarli, non aiuta a rispondere alle tante domande che si affollano sulla soglia di un pensiero che ha bisogno di guida e conforto come mai prima d’ora.
La quantità e la qualità dei problemi che occorre fronteggiare sembra superare la capacità di chi è naturalmente deputato a farlo. A parte qualche incoraggiante eccezione, il ceto dirigente e le organizzazioni rappresentative appaiono giocare più in difesa che in attacco prediligendo la melina.
D’altra parte, è davvero difficile sapere se e come sapremo dotarci di un nuovo software – di una nuova anima – per interpretare i segnali e reagire a dovere. L’uomo, l’umanità, sembra messo all’angolo come se le forze da lui stesso scatenate stiano prendendo il sopravvento sulla sua capacità di dominarle.
E allora ben venga il richiamo a una rinnovata “passione” come energia positiva che possa sprigionare una nuova voglia di vivere, di immaginare e progettare il futuro. Per grandi linee sappiamo quali sono gli obiettivi da raggiungere. Si tratta di capire se assieme alla sopravvivenza possano dare la felicità.
Il tema proposto dal Meeting si avvicina al contenuto del Manifesto di Assisi per un’economia a misura d’uomo ispirato da Ermete Realacci con Symbola e da padre Enzo Fortunato con la sua attività di predicatore che ha raccolto oltre cinquemila firme dopo quelle dei visionari proponenti.
Tutti vorremmo costruire un mondo più giusto, il che vuol dire sostenibile inclusivo aperto. Tutti cominciamo ad avere consapevolezza dei rischi connessi al cambiamento climatico. Tutti guardiamo con crescente preoccupazione alle disuguaglianze che compromettono una crescita equilibrata.
Si sono tentate scorciatoie per via politica con la suggestione di soluzioni populiste e sovraniste che si sono rivelate più pericolose del problema che volevano affrontare. Ma non ci sono soluzioni semplici per problemi complessi e adesso tocca correre ai ripari ripartendo dai fondamentali.
E al fondo di tutto c’è l’uomo, l’umanità, che si organizza in comunità per vivere al meglio e con ordine sormontando le difficoltà della convivenza nel rispetto di regole condivise e rispettate. I forti devono garantire i deboli e i saggi si assumono il compito di amministrare con giustizia.
Ma tutti i meccanismi di questa terra sono imperfetti per definizione. E per quanto la tecnologia s’incarichi d’invadere ogni aspetto della civiltà non potrà mai sostituire l’intelligenza ultima dell’essere umano per il quale si è formato il mondo con le sue bellezze straordinarie e suoi difetti come guerre e pandemie.
La tecnica può aiutare se usata per il bene e sgarrupare se usata per il male. Più potenti i mezzi a disposizione, più consapevolezza ci vuole nell’adoperarli. Nello smarrimento dei nostri giorni occorre recuperare i valori come ancore alle quali fissare aspirazioni e comportamenti. Passione dell’uomo, passione per l’uomo.
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