Appena varcato l’ingresso i primi passi che saremo chiamati a fare sono su un terreno instabile: il piede si appoggia su cocci di terracotta. Una scritta sul muro avverte che la fragilità è condizione che riguarda tutti e non solo chi è stato spinto dalla vita ad una condizione di marginalità. Una superficie specchiante ci mostra il nostro cammino incerto. È questo l’avvio della mostra con cui Fondazione Progetto Arca ha voluto raccontarsi e raccontare i suoi 30 anni di storia al pubblico del Meeting.



L’associazione era stata costituita il 25 marzo 1994 per iniziativa di un gruppo di volontari formatisi nell’esperienza del Rifugio di Fratel Ettore Boschini. A novembre di quell’anno era stato aperto a Milano il primo centro di accoglienza per persone senzatetto con problemi di dipendenza. Da lì, dalla strada, ha preso il via l’avventura di Progetto Arca, una realtà che oggi, oltre che in Italia, è impegnata sul fronte della risposta alla povertà in dieci Paesi del mondo. Una realtà che vede mobilitati ogni giorno centinaia di volontari.



La strada è il punto di incontro con il bisogno di chi si trova nella condizione dolorosa di non avere neanche quel diritto primario della persona che è la casa. Ma la strada è anche il primo passo di un percorso che punta a mettere le persone incontrate con il “primo aiuto” in situazione d’emergenza nelle condizioni perché ciascuno possa realizzare le proprie aspirazioni. La mostra propone ai visitatori un attraversamento di questo percorso, che è contrassegnato da una grande simpatia umana nei confronti dei destinatari dell’aiuto e da un’intelligenza pratica e innovativa nella ricerca delle soluzioni.



Ne è un esempio il modello di letto messo a punto per le strutture di Progetto Arca dall’équipe guidata da Cristian Campagnaro, designer del Politecnico di Torino: un letto pensato per accogliere in appositi vani gli oggetti personali in sicurezza e articolato come un microambiente che garantisce un minimo di privacy. Il tutto ingentilito dalla scelta di un colore verde.

Altro bisogno primario con cui le Unità di strada di Progetto Arca deve confrontarsi è quello del cibo. Anche in questo caso la risposta è all’insegna dell’attenzione alla persona e della qualità: a partire dall’emergenza del Covid, quando le mense per i poveri avevano dovuto chiudere, sono state varate le cucine mobili, veri Food truck solidali attrezzati con forni, frigo e bollitori: ne vedremo uno nel percorso della mostra a Rimini. Oggi sono otto le cucine mobili operative in diverse città italiane. Grazie alla collaborazione con il Banco Alimentare, a partire dal 2009 la risposta al bisogno alimentare si è sviluppata anche con Progetto Arca, che ha iniziato la distribuzione dei primi pacchi viveri per le famiglie in difficoltà e ha aperto i primi Market solidali, dove è possibile fare la spesa gratuitamente, luoghi ospitali in cui il cibo diventa anche occasione di relazione.

Spesso un ostacolo insormontabile per lasciare la strada è rappresentato dal legame affettivo con il proprio cane, a cui non si rinuncia. Per questo Progetto Arca ha varato a Milano, nel quartiere di Baggio, la prima casa in cui i senza fissa dimora possono vivere con i loro animali di compagnia: emblematico il nome assegnato alla struttura, Cascina Vita nuova.

Nella filosofia di Progetto Arca fin da quando si porta il primo aiuto si deve tendere a questo traguardo: restituire dignità, libertà e piena autonomia alle persone. E restituire il diritto alla bellezza come la mostra, concludendosi, ci svelerà a sorpresa, spiegando la ragione del titolo,“Per chi esistono le stelle?”.

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