La proposta dell’incontro Il disagio mentale e la compassione. L’esperienza umana di Franco Basaglia e le pratiche attuali, previsto per oggi alle 15 nella Sala Neri della Fiera di Rimini, nasce dalla provocazione del titolo del Meeting.
Nella pratica medica e soprattutto in quella psichiatrica che cos’è l’essenziale se non la “compassione”? In termine tecnico la compassione, che non ha alcuna venatura pietistica, si individua come “relazione” e l’alleanza terapeutica tra operatore e paziente è permessa solamente dallo stabilizzarsi di un rapporto, non dall’uso di particolari strumentazioni.
Oggi tutto il mondo della salute mentale è in grave sofferenza perché ancora non si è capito questo, che, senza capitale umano (e cioè infermieri, medici, operatori sociosanitari, psicologi, educatori professionali, tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, operatori del terzo settore e delle cooperative) non è possibile aiutare concretamente il paziente.
La compassione o relazione si definisce tra donne e uomini operatori e tra donne e uomini pazienti: la strumentazione per favorire la “ripresa” è la risorsa umana. Penalizzare questo aspetto per enfatizzare “vie brevi” (il farmaco, le cure ospedaliere, il trattamento sanitario obbligatorio) è una miopia di sistema che diventa miopia politica.
C’è bisogno, dunque, di personale competente nel lavoro di relazione. Di questo parlerà Fabrizio Starace, presidente del Collegio nazionale dei direttori di Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze patologiche.
Ma l’aspetto relazionale è stato vieppiù importante nella vicenda umana di Franco Basaglia, psichiatra veneziano, che ha favorito, nel 1978, la promulgazione della legge 180, la più rivoluzionaria di tutto il ‘900: la chiusura dei manicomi. In che modo vi riuscì, quale forza d’animo gli permise di raggiungere un risultato eclatante, cioè quello della fine dei luoghi di segregazione, cronicità e morte, come sono stati gli ospedali psichiatrici?
E anche qui compare la “compassione”: egli, infatti, rimase inorridito dalla condizione degli internati, resi inermi e senza diritti dalla violenza del sistema psichiatrico. E ancora, che cosa lo ha sostenuto in questa battaglia rivoluzionaria? I rapporti umani, la fondamentale relazione con la moglie Franca, con la sua famiglia, con i suoi amici e collaboratori psichiatri e con il presidente della Provincia di Trieste: un politico democristiano che aiutò lui, uomo di cultura dalla provenienza assai diversa, a riformare un sistema di ulteriore alienazione e distruzione dell’umano, dando così un esempio di cordiale collaborazione (quando ora si assiste miserevolmente a infiniti antagonismi sterili tra forze politiche diverse, sostanzialmente incuranti del bene comune).
Michele Zanetti introdurrà alla sua amicizia con Franco Basaglia e si può sicuramente affermare che, senza questo rapporto, lo psichiatra non sarebbe riuscito nella sua epica impresa.
Infine Gigi De Palo, Presidente della Fondazione Angelini, rifletterà, insieme agli altri, a partire dalla sua esperienza, sul significato della presenza e della pazienza, dell’ascolto e della condivisione, dell’esserci e della partecipazione nei confronti delle persone che soffrono di un “male oscuro”, a volte incomprensibile e di difficile aiuto.
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