Megan Fox “drogata di amore”: il professore Antonino Tamburello chiarisce il tema
Sempre più spesso i personaggi pubblici e noti decidono di esporsi su aspetti legati alla vita privata, anche per palesare patologie o tendenze particolari. Di recente ha fatto molto discutere la confessione di una vera propria star oltre che icona di bellezza: Megan Fox. L’attrice e modella statunitense ha parlato per la prima volta – in occasione della presentazione del suo nuovo libro – di essere stata, come riporta Vanity Fair, “drogata di amore”.
Megan Fox ha dunque fatto luce su una dipendenza di cui forse si parla troppo poco, ovvero quella affettiva: “Ho fatto soffrire molte persone”, ha dichiarato l’ex modella. Approfittando del tema proposto dall’attrice, Vanity Fair ha interpellato il professor Antonino Tamburello – fondatore dell’Istituto Skinner – per conoscere aspetti di questa tendenza psicologica che ancora troppo poco si conoscono.
Antonino Tamburello, l’importanza dell’amore e il concetto di patologia: “Un bisogno condiviso…”
“La comunità umana condivide lo stesso bisogno: un nutrimento intenso per l’anima… Tutti noi abbiamo bisogno di un sogno d’amore, anzi, dobbiamo sperare nell’amore. Smettere di sperare è un errore profondo. Megan Fox semplicemente non si è spiaggiata, ha vissuto e partecipato alla sua esistenza”. Queste le parole del professor Tamburello – riportate da Vanity Fair – in riferimento al concetto di love addiction. Il professore ha anche sottolineato come sia erroneo definire tale aspetto come una patologia.
A proposito dell’esperienza raccontata da Megan Fox, il professor Antonino Tamburello – sempre a Vanity Fair – ha spiegato: “Questa ragazza, come tutti, ha avuto bisogno della speranza, del benessere e del sollievo che l’amore ci da. L’essere umano sembra non sapere quanto sia conveniente e perfetto rispettare e mettersi al servizio…”. L’esperto ha poi concluso sul concetto di solitudine e paura annessa come motore di questa sfumatura emotiva: “Quando il motore che spinge all’illusione è mosso dalla paura, la partenza è condizionata, ipotecata. La paura di restare soli anche è sbagliata, così come la paura di aprirsi all’amore… L’anima singola può ospitare un amore anche senza avere la prova della sua amabilità, anche senza ricambio o riconoscimento dell’altro”.