Melania Rea è stata uccisa dal marito, Salvatore Parolisi, condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio. Madre di una bimba di 18 mesi, aveva quasi 29 anni quando il 18 aprile 2011 uscì dalla sua casa di Folignano (Ascoli Piceno) con lui e la loro figlia senza farvi più ritorno. Secondo la ricostruzione a carico di Salvatore Parolisi, sarebbe stato lui ad assassinare la moglie Melania Rea e ad abbandonarne il corpo tra la vegetazione del bosco delle Casermette a Ripe di Civitella (Teramo) per mettere poi in atto un vero e proprio depistaggio sostenendo che fosse scomparsa dopo essersi allontanata in zona Colle San Marco per recarsi alla toilette di un ristorante del posto. Nessun testimone avrebbe mai confermato tale circostanza.
Il 20 aprile seguente, dopo vane ricerche, una telefonata anonima avrebbe allertato le forze dell’ordine sulla presenza di un corpo proprio alle Casermette. Il cadavere, si apprenderà poco dopo, è di Melania Rea. L’autopsia, eseguita dal medico Adriano Tagliabracci, accerterà che è stata uccisa con 35 coltellate. Secondo quanto emerso, Salvatore Parolisi, all’epoca caporalmaggore ad Ascoli Piceno, aveva una relazione extraconiugale con una collega dell’Esercito. Il 21 giugno il suo nome sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati, sospettato di omicidio volontario aggravato nell’inchiesta sulla morte della moglie Melania Rea. L’arresto dell’uomo è avvenuto il 20 luglio e il primo grado del processo con rito abbreviato si è aperto nel febbraio 2012, concluso a ottobre con l’ergastolo a carico del vedovo. In secondo grado, condanna a 30 anni di reclusione che poi la Corte d’Assise d’Appello di Perugia avrebbe ridotto a 20 anni. Un ricalcolo reso necessario dal pronunciamento della Cassazione, datato 2015, che pur confermando la colpevolezza dell’imputato aveva escluso l’aggravante della crudeltà. Salvatore Parolisi si è sempre detto innocente, ma per la giustizia è lui l’assassino di Melania Rea ed è diventata definitiva anche la perdita della patria potestà con affidamento della figlia ai nonni materni.
Salvatore Parolisi assassino di Melania Rea, l’avvocato della famiglia della vittima: “Ecco perché ha preso 20 anni di carcere”
Salvatore Parolisi, in permesso premio dopo 12 anni di detenzione, ha rilasciato una controversa intervista a Chi l’ha visto? nel 2023 sostenendo, ancora una volta, di non aver ucciso sua moglie. La famiglia di Melania Rea, riporta Ansa, attraverso il suo avvocato Mauro Gionni ha espresso indignazione per lo spazio televisivo dato all’assassino e per le parole spese dall’uomo sulla vittima: Parolisi ha preso 20 anni solo perché all’epoca – ha precisato il legale dei familiari della donna – gli fu contestata una unica aggravante (non anche i futili motivi, né la premeditazione) che consentiva l’ergastolo, e cioè la crudeltà. Quell’unica aggravante cadde in Cassazione, secondo noi in modo errato, perché fu crudele uccidere la madre, sapeva della presenza della figlia sul posto e non sapeva neppure che fine avrebbe fatto la stessa. Non era solo una questione di numero di coltellate che possono non incidere se l’arma è piccola e servono per uccidere“.
“Sai da quando potevo uscire io? – ha dichiarato Salvatore Parolisi all’inviata della trasmissione di Federica Sciarelli mentre si trovava fuori dal carcere per qualche ora – Da quattro anni. Me l’hanno fatta ca*are fino all’ultimo, 12 ore di permesso di mer*a mi hanno dato, questo mi hanno dato. Qua stanno gli ergastolani, c’hanno duplici e triplici omicidi, crudeltà, escono dopo 6-7 anni. Io 12″. L’uomo se la prende con la giustizia italiana che, secondo la sua versione, con lui avrebbe preso una cantonata. Il fratello di Melania Rea non ha dubbi: “Non deve avere permessi, non è una persona recuperabile“. Dopo le dichiarazioni di Salvatore Parolisi al programma di Rai 3, nel suo primo giorno di uscita in permesso premio dal carcere di Bollate, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha revocato tutti i 15 permessi che gli erano stati concessi fino a ottobre.