Salvatore Parolisi intravede l’orizzonte del fine pena, previsto per il 2028, e intanto gode di un permesso premio dopo 12 anni di carcere. Condannato a 20 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa a 28 anni con 35 coltellate, nell’aprile 2011, nella sua recente intervista a Chi l’ha visto? ha dichiarato di essere innocente e di averla tradita perché “trascurato” in costanza del loro matrimonio. Parole che hanno innescato la reazione della famiglia della vittima e in particolare di Michele Rea, fratello della 28enne, non solo in prima battuta con una replica nella trasmissione di Federica Sciarelli, ma anche con un commento affidato ai microfoni di Adnkronos subito dopo il ritorno di Parolisi davanti alle telecamere.



Parolisi lamenta di aver ottenuto soltanto “12 ore di permesso di mer*a” e sostiene di essere vittima di un sistema che premierebbe gli ergastolani usando il pugno duro con soggetti detenuti come lui (“Me l’hanno fatta ca*are fino all’ultimo“, un altro dei suoi commenti sulla pena che sconta a Bollate), ma i suoi toni e le sue affermazioni, secondo il fratello di Melania Rea, tradirebbero l’impossibiltà di un recupero nonostante la detenzione: “Tre gradi di giudizio hanno stabilito che lui è il colpevole e da lì non si scappa. Neanche lui può dire il contrario. Ci sono prove certe, il Dna suo sulla bocca di mia sorella (…). A uno che parla in questi termini, la giustizia italiana non dovrebbe dare diritto di avere questi permessi. Non è recuperabile una persona del genere, uno che parla di donne come se le sfruttasse non credo che sia un uomo recuperabile“.



Il fratello di Melania Rea sui permessi premio a Parolisi: “Spero vengano revocati”

Michele Rea è amareggiato e arrabbiato dopo l’intervista che Salvatore Parolisi, fresco di permesso premio, ha rilasciato a Chi l’ha visto? fuori dal carcere dove sconta 20 anni in via definitiva. La sua pena, come indicato dal difensore Antonio Cozza, dovrebbe concludersi nel 2028 e nel frattempo ha ottenuto il via libera per lasciare la cella per alcune ore. La famiglia di Melania Rea ha reagito immediatamente alle dichiarazioni dell’ex militare che, secondo la giustizia italiana, avrebbe ucciso la moglie 28enne con decine di coltellate per poi abbandonare il corpo nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella (Teramo) in cui fu trovato il 20 aprile di 12 anni fa, due giorni dopo la scomparsa denunciata dal marito, a seguito di una segnalazione anonima.



All’agenzia Adnkronos, Michele Rea ha ribadito il suo punto di vista sui benefici concessi a Salvatore Parolisi auspicando un dietrofront del sistema: “L’intervista si commenta da sola. Il personaggio, purtroppo, lo conosciamo. Diciamo che a oggi ha comunque quell’aria spavalda e di rifiuto contro la figura femminile. Dicono che il carcere riabiliti, soprattutto nelle relazioni interpersonali, io credo che lui sia peggiorato in questi anni e lo ha dimostrato proprio ieri. Non mi sembra il caso che dopo 12 anni un assassino del genere possa uscire, rifarsi una vita e avere contatti con altre persone, con la società (…). La vita di una persona, di una mamma, di una ragazza uccisa in quel modo, vale così poco? Se il processo si fosse fatto oggi, Parolisi sarebbe stato condannato all’ergastolo. Spero si faccia qualcosa, che questi permessi, dopo quanto accaduto ieri, vengano revocati“.

L’avvocato della famiglia di Melania Rea: “Parolisi continua a mentire”

Sulla questione è intervenuto anche l’avvocato della famiglia Rea, Mauro Gionni: Trovo singolare che lui, essendo un detenuto in permesso premio, possa rilasciare interviste. Parolisi, nonostante abbia fatto 12 anni di carcere, continua a mentire come aveva fatto prima di essere arrestato. Temo che la detenzione questo aspetto non lo abbia migliorato“.

Il legale dei familiari di Melania Rea ha sottolineato un aspetto: “Non è che se uno prende 20 anni è innocente: uno prende 20 anni perché colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Non ha preso l’ergastolo solo perché all’epoca le norme erano diverse. Era consentito fare l’abbreviato, contrariamente a oggi, non era poi prevista l’aggravante del rapporto di coniugio, introdotta dopo il 2018 (…)“. A Salvatore Parolisi fu inizialmente contestata l’aggravante della crudeltà, poi caduta in Cassazione con l’effetto di una rideterminazione della pena. Un errore, secondo l’avvocato della famiglia della vittima: “Fu crudele uccidere la madre che sapeva della presenza della figlia sul posto e non sapeva neppure che fine avrebbe fatto“.