La storia del femminicidio di Melania Rea al centro della puntata di Delitti in famiglia in onda il 17 luglio su Rai 3, alle 23:45. Stefano Nazzi ripercorre le tappe dell’omicidio della 28enne, uccisa a Ripe di Civitella (Teramo) il 18 aprile 2011 dal marito Salvatore Parolisi. Quest’ultimo, allora caporalmaggiore dell’Esercito in servizio ad Ascoli Piceno, è in carcere dove sconta una condanna definitiva a 20 anni di reclusione che dovrebbe concludersi nel 2028.



La pena di Salvatore Parolisi fu confermata in Cassazione nel 2016 (dopo la riduzione in appello bis da 30 a 20 anni con esclusione dell’aggravante della crudeltà). Il giorno del delitto era presente anche la figlia, Vittoria, all’epoca una bimba di appena 18 mesi rimasta in macchina mentre si consumava l’orrore. Melania Rea, secondo l’autopsia, fu assassinata con 35 coltellate. Il movente, secondo la ricostruzione, fu individuato nella tensione coniugale crescente a seguito della scoperta della relazione extraconiugale di Salvatore Parolisi con una collega militare.



Melania Rea, quando Salvatore Parolisi andò in tv fingendo disperazione per la moglie prima di essere indagato

Il giorno del delitto, Melania Rea e Salvatore Parolisi, con la loro figlia Vittoria – di cui poi lui avrebbe perso la patria potestà – si erano recati a Colle San Marco per trascorrere qualche ora all’aperto. Da quel momento, secondo il racconto del marito la 28enne sarebbe sparita dopo essersi diretta verso la zona delle toilette. Una versione apparsa fin da subito singolare e densa di ombre.

Il 20 aprile seguente, dopo giorni di ricerche, una telefonata anonima allertò le forze dell’ordine sulla presenza di un cadavere nell’area delle Casermette. Era il corpo martoriato di Melania Rea, massacrata con decine di coltellate e trovata con una siringa conficcata nel petto. Nelle more della sua iscrizione nel registro degli indagati, Salvatore Parolisi si era presentato in televisione per farsi intervistare fingendo disperazione per sua moglie. Lacrime che furono poi ricondotte a un maldestro tentativo di depistaggio crollato nel volgere di poco tempo a favore di un impianto accusatorio granitico.



Salvatore Parolisi, le dichiarazioni choc durante un permesso premio 12 anni dopo l’arresto per l’omicidio di Melania Rea

12 anni dopo l’omicidio della moglie Melania Rea, per cui è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere, Salvatore Parolisi ha goduto di un permesso premio nel corso del quale ha rilasciato una intervista dai toni lividi a Chi l’ha visto?.

Sai da quando potevo uscire io? – le prime parole all’inviata della trasmissione di Rai 3 – Da quattro anni. Me l’hanno fatta ca*are fino all’ultimo, 12 ore di permesso di mer*a mi hanno dato, questo mi hanno dato. Qua stanno gli ergastolani, c’hanno duplici e triplici omicidi, crudeltà, escono dopo 6-7 anni. Io 12“. Dichiarazioni accolte dalla famiglia della vittima con un misto di rabbia e choc, come sintetizzato dall’intervento del fratello di Melania Rea, Michele: “A uno che parla in questi termini, la giustizia italiana non dovrebbe dare diritto di avere questi permessi. Non è recuperabile una persona del genere, che parla di donne come se le sfruttasse, non credo che sia un uomo recuperabile. In questo Paese si parla ogni giorni di femminicidio, ma siamo ancora molto indietro. Dopo 12 anni, un assassino del genere esce in permesso. Ne dovrà scontare altri quattro, ma quanto vale la pena di una madre? Niente. Come si fa a non essere arrabbiati? Salvatore Parolisi il conto lo sta pagando con la legge, ma non lo pagherà mai nei confronti della figlia e della famiglia, purtroppo questo è un conto che rimarrà sempre aperto“.