Produrre vaccini nel giro di 100 giorni, creare una rete globale e anticipare le mosse in vista di eventuali nuove pandemie. Queste, secondo la ricercatrice Melanie Saville, direttrice della Ricerca di Cepi, la Coalizione internazionale per la lotta alle epidemie, devono essere le priorità dei governi fin da ora, così come spiegato ai microfoni de L’Avvenire nella giornata di ieri. “La Coalizione è nata sull’onda della grande crisi legata a Ebola che ha colpito l’Africa occidentale tra il 2014 e il 2016. Ci accorgemmo già allora che era necessario accelerare nello sviluppo di nuovi vaccini, concentrandoci su un ventaglio di patogeni che potevano rappresentare delle minacce epidemiche. Il senso era arrivare preparati, più preparati. Per diverso tempo ci siamo concentrati su un altro coronavirus: la Mers. Ecco perché quando è arrivato il Covid, nel 2020, la prima cosa che abbiamo fatto è stato guardare il lavoro che avevamo fatto – noi e tutti gli altri – sulla Mers alla ricerca di un “pattern”, una catena di congiunzioni e di somiglianze che ci consentissero di usare le piattaforme già utilizzate anche per il Covid-19. In questo modo siamo arrivati in fretta a individuare e finanziare 14 vaccini, di cui due si sono già rivelati efficaci: Moderna e AstraZeneca”.



La dottoressa Saville ricorda come nel mondo pre-covid per sviluppare un vaccino ci volessero circa 4 anni, mentre con l’arrivo della pandemia i tempi si sono ridotti a 314 giorni. Ma bisogna fare di più, e puntare ad un lasso di tempo massimo di 100 giorni. “Oggi siamo a conoscenza dell’esistenza di circa 260 virus che infettano gli esseri umani – dice a riguardo – e si stima che vi siano più di 1,6 milioni di specie virali appartenenti alle medesime famiglie virali ancora da scoprire presenti negli ospiti di mammiferi e uccelli, che sono i serbatoi più importanti per le zoonosi virali. Non sappiamo quando e quali di questi virus inizieranno a diffondersi, ma sappiamo che succederà. Il futuro del genere umano sarà, purtroppo, segnato da altre emergenze pandemiche. Dobbiamo essere pronti e la nostra sfida è quella di farlo studiando sin da ora questi virus e preparando una grande libreria di prototipi di vaccini per ciascuna di queste famiglie. Se avessimo avuto un vaccino in 100 giorni – sottolinea – la nostra difesa contro il Covid sarebbe iniziata ad aprile 2020: fa impressione pensare a quanti milioni di vite avremmo potuto salvare”.



MELANIE SAVILLE: “VELOCITA’ E SICUREZZA SEMPRE DI PARI PASSO NEI VACCINI”

In ogni caso, velocità e sicurezza dovranno andare di pari passo: “Vanno sempre di pari passo – puntualizza la ricercatrice – sulla velocità il Covid ci ha insegnato molto: per andare veloci serve produrre prima e per produrre prima serve rischiare dal punto di vista finanziario. Non si può aspettare, nemmeno due mesi, nemmeno uno: serve agire. I vaccini, una volta che sono stati individuati, devono essere anche immediatamente disponibili per tutti. La sicurezza è il lavoro costante che va garantito alle spalle dell’azione: i dati sui candidati vaccini e sulla sicurezza vanno raccolti costantemente, implementati, accumulati, rimessi in discussione”.



E un lavoro in tal senso dovrà essere fatto anche per convincere i no vax: “Torno al tema della sicurezza di cui parlavamo poco fa: accumulare e verificare dati significa anche dare alle persone il massimo dell’informazione possibile su di essi. Soltanto attraverso la trasparenza assoluta possiamo sconfiggere la paura”.