CRISI GOVERNO FRANCIA, PER MÉLENCHON L’UNICA IPOTESI (OLTRA A PREMIER LFI) SONO LE DIMISSIONI DI MACRON. LO SCENARIO

La rielezione di Yaël Braun-Pivet alla guida dell’Assemblea Nazionale la scorsa settimana ha confermato l’assoluto “blocco” istituzionale in Parlamento dopo le Elezioni anticipate dettate da Macron: Jean Luc Mélenchon con il Nuovo Fronte Popolare ha disposizione 182 deputati, Ensemble della coalizione centrista ne ha 168, il Rassemblement National di Marine Le Pen e Bardella 143, la Destra Repubblicana (nuovo nome dei gollisti separati da Eric Ciotti) 43. Ebbene, secondo il leader di LFI (La France Insoumise) per superare tale impasse serve un’unica azione da fare, ovvero le dimissioni del Presidente della Repubblica di Francia.



Intervistato da “La Repubblica” Mélenchon guarda alle possibili evoluzioni dei prossimi giorni per lanciare un ultimatum a Macron: «per lui ci sarà un solo modo democratico per uscire dalla crisi istituzionale: andarsene, per votare di nuovo ed eleggere un suo sostituto, perché la Costituzione non prevede lo scioglimento dell’Assemblea per un altro anno». La proposta del leader radicale francese è quella di pressare Macron: tradotto ai minimi termini, significa qualcosa del tipo “o permetti al NFP di governare oppure ti dimetti”. Mélenchon è lo stesso che ha da poco rifiutato il nome di Laurence Tubiana (diplomatica ed economista ecologista) proposta da socialisti, verdi e comunisti come Premier del NFP, in quanto troppo vicina a Macron: la vera sfida per lui è contro l’RN in un ‘sinistra vs destra’ che tenderebbe ad escludere il centro (anche se il voto di Braun-Pivet in Parlamento racconta ben altro).



“CON ME LA FRANCIA FUORI DALLA NATO”: L’ANNUNCIO DI MÉLENCHON

«La scelta definitiva della Francia sarà tra me e la fascista Le Pen»: così ancora Mélenchon a “La Repubblica” spiega quale sarà il vero scontro che si prospetta nel caso in cui Macron effettivamente presentasse le dimissioni che finora ha sempre smentito (ricordiamo che le Presidenziali hanno scadenza in Francia nel 2027, ndr). «Al ballottaggio questa volta ci saremo», confida il leader della sinistra davanti a ipotetiche Elezioni anticipate per l’Eliseo, «A quel punto diremo al Paese: “Scegliete voi, ma non pensiate che non sia una scelta senza conseguenze”. Se il Paese vota una fascista, avremo un governo fascista».



Per questo motivo, Mélenchon lancia l’allarme al suo stesso NFP di non accettare un Governo “repubblicano” ancora dominato dalle logiche e dagli uomini di Macron: «Se succedesse, in un colpo solo Le Pen guadagnerebbe dieci punti». Il partito socialista, che pure fa parte della stessa alleanza di sinistra, continua a ripetere il proprio ‘no a Mélenchon Premier’, e qui il politico di LFI si inalbera: «Sento dire che sono una figura divisiva. Vengo etichettato come antisemita», ma fosse così «è un razzismo al contrario, I musulmani sono antisemiti per natura? Accuse spregevoli, che mi feriscono».

Capitolo finale del Mélenchon-show arriva sul tema NATO davanti alle guerre internazionali che incombono: per far marcare un’ulteriore differenza dagli stessi alleati socialisti o verdi nel Fronte Popolare, il politico radicale lancia la “sparata” contro l’Alleanza Atlantica, «ha una logica di guerra. Io scelgo una logica di disarmo e pacificazione – ha spiegato a “Rep” – Se fossi all’Eliseo, mi ritirerei dal comando militare unificato e dalla Nato, a maggior ragione in un momento in cui c’è una minaccia di guerra totale», pur mantenendo un sostegno all’Ucraina e contro chiunque minacci il futuro dell’Europa.