FRANCIA SENZA GOVERNO DA 2 MESI: GLI SCENARI E LE ULTIME MOSSE DI MACRON

È da quasi 50 giorni, praticamente due mesi, che la Francia è senza Governo: la decisione accelerata di Macron prima di convocare Elezioni Legislative anticipate dopo il tonfo delle Europee di tutti i partiti del Governo Attal, così come la “frenata” improvvisa dopo i ballottaggi dove era emerso il Nuovo Fronte Popolare come primo partito (anche se al primo turno aveva stravinto la destra di Bardella e Le Pen, ndr) con la “scusa” della tregua olimpica ha scatenato tensioni a non finire tra l’Eliseo e l’Assemblea Nazionale.



Lo scorso venerdì Macron ha incontrato i rappresentanti dei partiti nel primo giorno di negoziati, aprendo alla possibilità di un nuovo Governo in Francia guidato da Lucie Castets (funzionario di Stato 37enne, indicata come candidata Premier dalla sinistra francese del NFP) ma trovando subito il veto dagli stessi partiti di Macron e dei Repubblicani, «Niente governo con La France Insoumise oppure sarà sfiducia alla prima uscita in Parlamento». Dunque che fare? Il caso resta al momento stagnante, con la prossima settimana che servirà ad un nuovo round di trattative (in Francia non sono previste consultazioni formali, ma solo colloqui decisi spontaneamente dal Presidente della Repubblica) ma con le tensioni che salgono anche perché è una prima volta assoluta che l’Eliseo per quasi due mesi non indica il nuovo Governo nonostante un vincitore (seppur senza numeri certi in Parlamento) vi sia stato al ballottaggio.



MÉLENCHON SFIDA MACRON: “RITIRO I MIEI MINISTRI, PRESIDENTE HA CORAGGIO DI AFFIDARE GOVERNO A CASTETS?”. ECCO COSA SUCCEDE

Da qui la sfida-ultimatum lanciata dal leader de La France Insourmise, Jean-Luc Mélenchon, pare aver spiazzato e non poco il Presidente Macron: in sostanza, il leader che in poche settimane ha saputo creare il Nuovo Fronte Popolare (con il Partito Socialista e gli altri soggetti della sinistra francese) e sfruttare la particolare legge elettorale (specie con le desistenze) ha proposto di ritirare gli eventuali Ministri di LFI per poter far nascere il Governo Castets senza l’intromissione della sinistra radicale.



In caso Macron dovesse accettare, la Francia avrà un Governo e decadrà la minaccia di impeachment che lo stesso Mélenchon ha già tratteggiato come azione possibile contro l’Eliseo qualora si continuasse senza intervenire a due mesi dalle Elezioni; se però Macron dovesse rinunciare comunque a dare il mandato a Castets, come del resto già paventano gli stessi centristi giudicando troppo di sinistra il Governo che andrebbe a nascere, ecco che “l’inganno” sarebbe subito svelato. Intervistato dalla tv di Stato Tf1 il leader di LFI attacca in questo modo: «Ai capi dei tre partiti macroniani e alla destra chiedo: a un governo di Lucie Castets, pur senza ministri di France Insoumise, vi impegnate a non votare la censura permettendogli di applicare il programma che ci ha fatto vincere nelle elezioni legislative?». Se la risposta sarà negativa, conclude il leader anti-Le Pen, «si dirà che i ministri di France Insoumise erano di fatto solo un pretesto e che invece è il programma quello che non volete».

Se l’apertura timida di Macron al dialogo con il Nuovo Fronte Popolare aveva fatto sperare la sinistra di avere in tempi “rapidi” un Governo, ecco che la mossa di Mélenchon ha ridotto nuovamente l’intero scenario elettorale di Francia in un autentico “stallo”: a chi accusa Macron di impeachment si aggiungono anche altri che puntano dritti al “colpo di Stato” che l’Eliseo starebbe intentando contro il voto libero dei cittadini francesi a quasi 50 giorni dai risultati elettorali. Al netto di come si risolverà la complicata “matassa”, resta un dato: la Francia è senza Governo dall’indomani delle Elezioni Europee 2024, con la vittoria di Le Pen alle urne che portò allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. Se questo fosse successo con una Presidenza di colore opposto, con ogni probabilità da Ue e simili sarebbero piovute accuse di “golpe istituzionale” e caos politico senza precedenti: è legittimo che Macron e Attal possano rifiutare di cedere il passo in quanto non «sicuri della stabilità nazionale», come hanno ribadito venerdì scorso durante i negoziati?