LA “RIPARTENZA” DI GIORGIA MELONI: LE PRIME PAROLE DOPO LE INDAGINI SUL CASO ALMASRI
Se fino ad oggi erano stati commentatori, analisti, alcuni politici del Centrodestra e garantisti a definirlo anche pubblicamente, ora è direttamente la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a “metterci la faccia” in merito al terremoto politico nato sul caso Almasri-Libia: «quello della Procura di Roma non è un atto dovuto (come rivendica l’ANM, ndr), ma un atto voluto». La polemica politica accesa dalle indagini a carico della Premier, assieme ai Ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, si palesa ormai in maniera conclamata con lo scontro tra parte della magistratura e il Governo di Centrodestra: in attesa di una prossima convocazione in Parlamento per riferire tutti i dettagli dell’avviso di garanzia ricevuto, la leader FdI interviene per la prima volta in pubblico con l’intervista (in video collegamento) con l’evento “La Ripartenza” del giornalista Nicola Porro.
Scatenando le ire delle opposizioni che chiedono a Meloni di presentarsi in Parlamento (bloccato dai partiti del Centrosinistra fino a martedì prossimo, in attesa della convocazione per la Presidente del Consiglio che sta valutando l’informativa compatibile con il segreto istruttorio per le indagini in corso), la Presidente del Consiglio interviene in diretta per parlare del rilancio dell’economia su diversi settori. Non può però esimersi da un commento sulla vicenda Almasri, specie dopo aver svelato lei stessa in un video social di appena due giorni fa le indagini a suo carico per peculato e favoreggiamento: «era un atto chiaramente voluto», rivendica subito Meloni condannando l’iniziativa del procuratore di Roma Lo Voi, innescato dalla denuncia dell’avvocato (vicino a Romano Prodi) Li Gotti. Un atto “voluto” di cui si poteva far propendere la via discrezionale, ma che invece è stato scelto di perseguire: indagare Meloni però diventa in questo modo un «danno alla nazione italiana», in quanto è più difficile spiegare all’estero i contorni di una vicenda come quella Almasri nello scontro a distanza fra parte della magistratura e il Governo. «Vedono “Meloni indagata”» e si rischia ripercussioni su accordi, riforme e commercializzazioni.
SCONTRO GOVERNO-MAGISTRATURA, IL DADO SEMBRA TRATTO: COSA PUÒ SUCCEDERE ORA DOPO LE PAROLE DELLA PREMIER MELONI
Meloni dice in collegamento con il giornalista della “Ripartenza” che la “manda ai matti” la situazione che si è venuta a creare con l’iscrizione nel registrato degli indagati di mezzo Governo, lei compresa: «chi dovrebbe remare a favore per l’Italia rema contro…», sbotta la Premier Meloni invocando la necessità di un’Italia normale, tanto per chi è di destra ma anche per chi non vota Centrodestra, per chi da sinistra desidera un Paese più normalizzato dove «i Governi li sceglie il popolo e non il palazzo» (riferimento indiretto alla riforma sul Premierato, ndr), o dove alcuni magistrati politicizzati «non cercano di colpire chi non è politicamente schierato con loro».
Secondo la Presidente del Consiglio al netto del danno all’Italia prodotto all’estero con azioni giudiziarie del genere, resta il danno anche interno per i tanti cittadini che davanti a istituzioni ingiuste rischiano un grado di sfiducia tale da chiedersi «perché comportarsi bene allora?». È però l’affondo finale fatto nel collegamento con la “Ripartenza” che si cela l’attacco più ingente a parte dei giudici (lo ha detto la stessa Meloni che non si riferisce con la stragrande maggioranza della magistratura indipendente e competente): arrivare a decidere cosa deve fare uno Stato sulle politiche industriali, ambientali, sull’immigrazione o anche su come riformare la giustizia, ecco davanti ad ingerenze del genere pare che siano questi (pochi) giudici «a volere governare». Con una postilla, evidenziata da Meloni: se il Governo sbaglia viene poi mandato giustamente a casa dagli elettori, mentre sui magistrati ecco che nulla cambia. Ma così non dovrebbe funzionare in nessuno Stato democratico del mondo: l’Italia rischia di frantumarsi ancora una volta davanti a questa mancanza di “contrappesi” ad alcuni poteri del Paese che sembrano illimitati.
Meloni loda il valore e il servizio della magistratura, ma ritiene gravissimo se una piccola frangia arriva a determinare l’agire politico dell’esecutivo: se per caso alcuni giudici hanno la “smania” di governare, «che si candidano alle elezioni», ma così come avvenuto negli ultimi 30 anni in maniera ciclica, «non si può andare avanti». Secondo la leader FdI il Governo prosegue e informerà nei prossimi giorni nel dettaglio cosa sia avvenuto sul caso Almasri, anche se da più parti si evidenzia come vi sia sotto un problema abbastanza evidente di sicurezza nazionale per i rapporti con la Libia: «niente discrezionalità, quello di Lo Voi è un atto voluto» ma non per questo il Governo cederà spazio e sovranità, e probabilmente «per questo ad alcuni non siamo graditi».
Ora in videocollegamento con Nicola Porro per l’ottava edizione de “La Ripartenza”. Collegatevi! https://t.co/dXV3eVx0WM
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 30, 2025