Rischia di diventare un caso diplomatico lo scherzo telefonico di cui è stata vittima Giorgia Meloni. Vovan & Lexus, due comici russi ritenuti vicini ai servizi di intelligence del Cremlino, hanno preso di mira la premier italiana. Uno dei due l’ha contattata al telefono, interrogandola sulla sua politica estera, fingendo di essere un leader africano. Il duo in passato aveva “colpito” altri leader internazionali, come il premier spagnolo Pedro Sanchez, il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen e l’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger.
Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stolyarov, questi i nomi veri dei due comici, hanno presentato lo scherzo evidenziando le lamentele di Meloni per l’atteggiamento del presidente francese Emmanuel Macron riguardo l’emergenza migranti e hanno riferito la presunta «stanchezza» della premier per la guerra in Ucraina. Nonostante il tentativo di farle dire frasi «scomode», Meloni ha ribadito nella sostanza le posizioni assunte dal governo, ma non mancano le polemiche per alcuni passaggi sul conflitto in Ucraina e i rapporti con la Francia.
COSA HA DETTO MELONI SU GUERRA IN UCRAINA
«Vedo molta stanchezza, devo dire la verità, da tutte le parti. Potremmo essere vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita», ha dichiarato Giorgia Meloni, convinta di rivolgersi ad un politico di alto rango di un Paese africano. Il comico si è lamentato del fatto che l’Africa non possa contare sull’aiuto dell’Europa, perché «tutti i soldi della Ue vanno all’Ucraina». La premier italiana si è detta d’accordo è ha aggiunto: «Il problema è trovare una soluzione che sia accettabile per entrambe le parti, senza violare il diritto internazionale. Ho alcune idee su come gestire questa situazione, ma sto aspettando il momento giusto per provare a presentare queste idee». Per quanto riguarda la controffensiva ucraina, Meloni ha ammesso «non sta forse andando come ci si aspettava» e che sta causando diverse crisi, «anche immigrazione, inflazione, aumento dei prezzi dell’energia». La controffensiva di Kiev, inoltre, «non ha cambiato il destino del conflitto». Anzi, c’è il rischio che duri a lungo. «Tutti capiscono che il conflitto potrebbe continuare per molti anni se non cerchiamo di trovare una via d’uscita. Il problema è quale sia la soluzione accettabile per entrambi senza aprire nuovi conflitti. Lei sa che cosa penso della Libia… Ne potremmo discutere per ore, amico mio, di quello che è successo. Forse qualcuno capisce che la situazione lì adesso non è migliore».
Ma Meloni non è caduta nelle provocazioni sul presunto nazionalismo ucraino e sul culto del collaborazionista dei nazisti, Stepan Bandera. «Non sono d’accordo. Hanno il diritto di farlo. È Putin ad avere un problema di nazionalismo. Bandera? Non lo conosco. (Gli ucraini) stanno facendo quello che devono fare e quello che è giusto fare. E noi stiamo cercando di aiutarli». Meloni ha alzato un muro anche riguardo l’ipotesi di soddisfare le richieste della Russia per sbloccare l’accordo sul grano ucraino: «Dobbiamo discuterne. Dobbiamo trovare una soluzione. Ne ho discusso al G20. Se permettiamo alla Russia di ricattarci, sarà sempre peggio, ma se non troviamo altre soluzioni, diventerà un problema impossibile (da gestire). In qualche modo dobbiamo uscirne».
MELONI SU EMERGENZA MIGRANTI
Giorgia Meloni si è lamentata anche dell’emergenza migranti, in particolare del flusso costante dall’Africa. «La situazione è piuttosto complicata: dallìinizio dell’anno sono arrivate più di 120mila persone, soprattutto dalla Tunisia. La situazione è molto difficile su tutti i fronti, la situazione umanitaria, la situazione logistica, la situazione della sicurezza. E penso che questo flusso possa aumentare a causa della situazione che si sta sviluppando in Africa, soprattutto nel Sahel». Il tema ha portato la premier a lamentarsi dell’inerzia dei colleghi Ue: «L’Europa per molto tempo ha pensato di poter risolvere il problema lasciando sola l’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. La portata di questo fenomeno colpisce, secondo me, non solo l’Unione Europea, ma anche le Nazioni Unite. Ma il problema è che agli altri non interessa. Non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati. E sono tutti d’accordo sul fatto che l’Italia deve risolvere da sola questo problema. Questa è una posizione molto stupida». Meloni ritiene che l’Europa non abbia capito la reale portata del problema: «La Ue dice di capire. Ma quando chiedi loro di stanziare fondi, di aiutare, diventa più difficile, devo dire la verità».
LE TENSIONI CON LA FRANCIA
Giorgia Meloni non nasconde neppure l’irritazione per la Francia. La premier ha provato a strappare un’opinione «tra me e lei» a colui che riteneva essere il funzionario africano, chiedendo un parere sul golpe in Niger, nello specifico se in realtà fosse una mossa contro la Francia. Secondo la presidente del Consiglio, Parigi «sta spingendo un po’ per qualche tipo di intervento, ma sto cercando di capire come possiamo sostenere diplomatici sforzi. Dobbiamo stare attenti». Inoltre, Meloni ritiene che la Francia abbia «priorità diverse in Niger», visto che lì c’è abbondanza di uranio e altri minerali. «Il loro punto di vista è diverso dal mio. Per questo diciamo loro che dobbiamo evitare situazioni che potrebbero creare più problemi di quelli che già abbiamo».
LA REPLICA DI PALAZZO CHIGI
Dopo molteplici richieste di commento, Palazzo Chigi ha diffuso una nota sullo scherzo telefonico di cui è stata vittima la premier Giorgia Meloni. «L’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana e che è stato messo in contatto telefonico con il Presidente Meloni. L’episodio è avvenuto il giorno 18 settembre nel contesto dell’intenso impegno sviluppato in quelle ore dal Presidente Meloni per rafforzare i rapporti con i leader africani con i quali ha avuto importanti incontri a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu tra il 19 e il 21 settembre», recita il comunicato.