A DUE SETTIMANE DALLE EUROPEE 2024 IL “PIANO B” DI MELONI PER LE TRATTATIVE SULLA COMMISSIONE UE. CHE RUOLO PUÒ AVERE TAJANI?

Era il 2 aprile, con le Elezioni Europee lontane ancora due mesi, ma il “raffreddamento” tra Giorgia Meloni e Ursula Von der Leyen già lo avevamo anticipato: il potenziale “piano B” sul futuro della Commissione Ue dopo i risultati del voto di giugno sembra ora ampliarsi ulteriormente, con un “totonomi” in continuo aggiornamento e con trame che restano del tutto segrete visto che la posizione ufficiale di tutti i protagonisti è quella (corretta) di rimandare ogni discussione a dopo i risultati.



E così da Antonio Tajani a Mario Draghi, da Kyriakos Mitsotakis fino ai mai tramontati Andrej Plenkovic e Roberta Metsola: il “piano B” in mente per i partiti di Centrodestra è ormai sempre più prossimo ad avvicinarsi al piano principale con la discesa nelle quotazioni di Ursula Von der Leyen, travolta dalle divisioni interne del PPE e soprattutto dal caso Pfizergate. Se in origine l’idea di costruire un’alleanza salda per un Centrodestra in Europa aveva portato ad un avvicinamento importante tra le due leader di Ue ed ECR, nelle ultime settimane qualcosa si è come “raffreddato” con l’inevitabile salita invece di altri nomi che potrebbero rappresentare l’uscita dall’impasse dopo le Europee. La Presidente uscente Ue sta comunque tentando di “ricucire” con la Premier, come dimostra l’ultima dichiarazione di oggi dove sottolinea che Meloni «ha consolidato la sua posizione in Ue». Al momento però il raffreddamento resta tale e non possono che accrescere le ipotesi e gli scenari “alternativi”.



Uno di questi è il vicepremier italiano Antonio Tajani, già Presidente del Parlamento Europeo per due mandati prima di David Sassoli, dato in ascesa secondo il retroscena oggi rivelato da “La Repubblica” con Tommaso Ciriaco: non sono poche le incognite in merito, a cominciare dagli equilibri delicati della coalizione FdI-Lega-Forza Italia a Palazzo Chigi. Eppure l’europesista Ministro degli Esteri ha forti appoggi nel “suo” PPE, non è ritenuto “impresentabile” dalla sinistra e mantiene buoni rapporti con la Lega: di contro però, l’ostinata (e ripetuta anche di recente) posizione contro Marine Le Pen e la destra europea, oltre alla nazionalità che potrebbe porre in “opposizione” l’asse Parigi-Berlino, non rendono l’opzione Tajani la più facile possibile.



DA VON DER LEYEN A DRAGHI, DA TAJANI A MITSOTAKIS: COSA PUÒ SUCCEDERE NEL CENTRODESTRA DOPO LE EUROPEE

Il “piano B”, come dicevamo, è alquanto ampio e vede dietro a Von der Leyen come riconfermata alla Commissione Europea (e tutto da vedere con quale coalizione, ndr) una nutrita schiera di nomi “big” del Partito Popolare Europeo, più un outsider trasversale. Dando infatti per scontato che i sondaggi pre-silenzio elettorale si confermino alle urne, con il PPE vincente su PSE e il trittico in corsa per il terzo posto ECR-ID-Renew, se non riuscisse a convincere il Consiglio Europeo a farsi rinominare, Von der Leyen potrebbe essere rimpiazzata da Antonio Tajani (per l’appunto), dal Premier greco Kyriakos Mitsotakis, dalla Presidente del Parlamento Ue uscente Roberta Metsola e dal primo ministro della Croazia, Andrej Plenkovic.

Figure forti, con consenso anche fuori dal PPE e non in difficoltà politicamente nelle rispettive patrie di provenienza: l’identikit del “piano B” (di Meloni ma non solo) è chiaro, ma ogni candidatura ha con sé qualche incognita. Dall’essere greco e farsi votare dalla Germania, alla minor esperienza a livello europeo di Plenkovic, fino all’opposizione che l’italiano Tajani potrebbe trovare con Macron e Scholz. E allora il nome che viene maggiormente fuori resta quello di Metsola, naturale “erede” della baronessa tedesca: o, in alternativa comunque clamorosa, l’opzione Mario Draghi che vedrebbe un via libera condizionato di Giorgia Meloni. Un italiano e con quella esperienza potrebbe essere una garanzia ance per la difesa dei conti nostrani, ma politicamente non sarebbe troppo “vicino” al Centrodestra che punta invece a costruire una coalizione in Europa che possa dopo 10 anni staccarsi dalla presenza dei socialisti.