COSA HA DETTO GIORGIA MELONI SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE (E PERCHÈ È SCATTATA LA POLEMICA)

Monta da almeno 12 ore la polemica contro la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo la lunga intervista rilasciata in esclusiva il 25 novembre 2024 a “Donna Moderna”, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne: dopo che già negli scorsi giorni il Governo era stato accusato di accumunare violenze di genere a tematiche legate all’immigrazione incontrollata (con l’intervento del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin alla Camera, ndr), i riflettori erano già “puntati” sulla leader FdI per carpire un’eventuale presa di posizione pro-contro il suo stesso Ministro.



La lotta contro la violenza di genere viene imbracciata dalla stessa Giorgia Meloni che ne fa una priorità di questo Governo e non solo ogni 25 novembre: «Le cronache ci raccontano ogni giorno storie drammatiche e descrivono una realtà, pur nel lieve calo di femminicidi rispetto allo scorso anno, che deve spingerci a fare sempre di più e a non abbassare mai la guardia». Richiamando una unità di intenti con tutto l’arco parlamentari, Meloni condanna nettamente la violenza, gli stupri e gli omicidi contro le donne (i cosiddetti “femminicidi”), sottolineando come siano diversi gli ambiti e gli ambienti dove purtroppo le violenze maturano. Uno tra questi (badi bene, non l’unico) è quello della sicurezza sociale davanti alle troppe aggressioni che accadono nelle grandi città italiane: «C’è una violenza più legata al tema della sicurezza, pensiamo agli stupri o alle aggressioni nelle nostre città». A domanda specifica della direttrice di “Donna Moderna”, Maria Elena Viola, la Premier Meloni risponde sul legame tra violenza e immigrazione facendo infuriare le opposizioni: puntando sugli ultimi dati del Viminale in merito alle violenze domestiche e non, a costo di «essere definita razzista» Meloni spiega che purtroppo vi è un’incidenza maggiore «nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto quelle arrivate illegalmente». Il tema della Presidente del Consiglio non è campato per aria ma si riflette sugli effetti che lo spaesamento per misto di povertà, lontani dal proprio Paese e abitudini culturali si viene a creare, perciò «Quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte». QUI IL VIDEO INTEGRALE DELL’INTERVISTA DI “DONNA MODERNA” A GIORGIA MELONI



LE CRITICHE DELLA SINISTRA E IL PLAUSO DI SALVINI (CHE RICITA VALDITARA). INTANTO SUL PATRIARCATO…

La sicurezza nelle città, il contrasto all’immigrazione illegale di massa, le risorse da aumentare sui centri anti-violenza e soprattutto una battaglia culturale a livello educativo per comprendere come la violenza sull’altro (che sia donna, giovane, anziano, LGBTQ e quant’altro) sia sempre una totale sconfitta per la società e per l’umanità stessa. Dietro ogni “numero”, dietro ogni stupro o femminicidio o quant’altro, c’è sempre un volto, una storia e un dramma conclude Giorgia Meloni a “Donna Moderna”: secondo la sinistra però le parole sull’immigrazione rappresentano la plastica conferma sul grado di “ideologia” di un Governo «razzista e misogino», come denunciano alcune parlamentari del Pd.



Secondo Elly Schlein, intervenuta ieri al Nazareno per una conferenza stampa sul tema delle violenze di genere, le frasi di Meloni e del Governo sono una grave menzogna in quanto «non esiste alcun riscontro tra aumento delle aggressioni alle donne e immigrazione». I dati invece mostrati dal Viminale, e ripresi poi da Meloni e dal vicepremier Matteo Salvini, dicono dell’incidenza tra popolazione immigrata illegalmente e violenze scaturite: come spiegato dal leader della Lega ancora ieri sera, «Difendere le ragazze significa anche riconoscere l’inevitabile e crescente incidenza degli aggressori stranieri». Preoccupanti sono i tanti casi di uomini italiani violenti, ma non si può far finta di vedere che parte del caos è generato direttamene da «un’immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali».

Lo aveva provato a spiegare un sociologo di estrazione sinistra come Luca Ricolfi, con un bell’editoriale sul “Messaggero” e sulla Fondazione Hume dopo che già era intervenuto giovedì scorso a “PiazzaPulita” sul tema: il tema non è il patriarcato in Itala, sostenuto da sinistra, semmai è un problema di maschilismo-machista all’origine delle tante violenze contro le donne generate ogni anno. Parlare di patriarcato da quando è scomparsa, almeno nella cultura italiana, la figura del “patriarca” è quantomai fallace secondo Ricolfi: «le grandi conquiste di autonomia e libertà delle donne, il consumismo e l’aumento dei diritti hanno reso gli esautorati maschi sempre più aggressivi, insicuri, fragili, possessivi». Parlare di patriarcato, come del resto aveva provato a fare Valditara durante il convegno sulla Fondazione Cecchettin, è corretto specie nel riferimento alle società davvero patriarcali fuori dall’Occidente: servirebbero più Fondazione Saman Abbas per aiutare, chiosa Ricolfi, «le ragazze straniere oppresse a liberarsi dei rispettivi patriarchi, della cui nefasta influenza si possono trovare indizi anche nelle scuole».