MELONI AVVISA IL CENTRODESTRA: “ACCORDO SU PREMIER O SI ROMPE IL PATTO”

Elezioni anticipate in autunno significa inevitabilmente una campagna elettorale in piena estate dalle tempistiche molto strette, fatto quasi inedito per la storia repubblicana: se nel Centrosinistra il tema vero è trovare una alleanza il più allargato possibile per arrivare a sfidare all’ultimo voto l’avversario, in casa Centrodestra le discussioni in questi giorni di crisi di Governo conclamata riguardano praticamente solo il “nodo” della Premiership. Spieghiamoci meglio: da quando il “triumvirato” Salvini-Berlusconi-Meloni regge le sorti del Centrodestra nazionale, vige una sola regola ferrea: chi prende un voto in più indica il candidato Presidente del Consiglio. Con Fratelli d’Italia davanti nei sondaggi e dopo che lo stesso campo avversario ha puntato tutto sull’identificazione “o con noi o con Meloni”, è la Presidente dei Conservatori Europei a rappresentare la possibilità concreta di avere la prima Premier donna della storia italiana.



Diversi retroscena – e alcune dichiarazioni sibilline di esponenti di Forza Italia – hanno però descritto uno scenario diverso nel caso che il prossimo 25 settembre sia proprio FdI la prima lista votata in casa Centrodestra: secondo il “Corriere della Sera” Berlusconi con Salvini starebbero pensando a presentarsi come lista unica alle urne per poter ottenere più parlamentari eletti e a quel punto rivendicare – modificando però la “regola aurea” – la leadership nonostante FdI abbia preso più voti. In serata tale ricostruzione viene smentita in toto da tutti i diretti protagonisti, ma per Giorgia Meloni l’occasione si presta per ribadire la sua linea lanciando una sorta di minaccia-ultimatum ai compagni di coalizione. «Se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo sul nodo della premiership nel centrodestra non avrebbe senso andare al governo insieme», afferma la leader di Fratelli d’Italia nell’intervista al Tg5 delle ore 20. «Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi», chiosa Giorgia Meloni.



“PREMIER CHI PRENDE UN VOTO IN PIÙ”: SALVINI CONFERMA LA LINEA, FORZA ITALIA INVECE TENTENNA

In casa Lega il “messaggio” viene recepito immediatamente, anche se va detto che in tutte le dichiarazioni pubbliche anche recentissime mai lo aveva messo in discussione: Matteo Salvini sottolinea infatti, «Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l’onore e l’onere di indicare il premier». Chi resta invece più “guardingo” sul confermare la regola del Centrodestra è Forza Italia: ancora oggi, a richiesta fatta ad “Agorà” su Rai3, il n.2 forzista Antonio Tajani afferma «Prima vinciamo la partita e poi vedremo chi alzerà la coppa». Per l’ex Presidente del Parlamento Europeo non vi sono preclusioni per nessuno, «spero che altri non ne abbiano nei nostri». Tornando “a bomba”, è la stessa Meloni a chiarire come in fin dei conti alle prossime Elezioni la “dicotomia” lanciata dal Pd di Letta è quanto di più attinente all’attuale realtà elettorale: «Non ho bisogno dei regali di Enrico Letta, né dei loro riconoscimenti. Letta fotografa la realtà quando dice che bisognerà scegliere tra Fratelli d’Italia e il Pd: sono i due principali partiti che si confronteranno in queste elezioni in un sistema che potrebbe tornare bipolare. Considero questa una buona notizia perché nel bipolarismo si confrontano identità: centrodestra contro centrosinistra, progressisti contro conservatori. Questo è lo scontro e gli italiani sceglieranno da che parte stare».



Sempre di Premiership si discute anche nel campo avverso in realtà, dove comunque il problema resta ancora l’alleanza (e non da poco visti i giochi di veti e controveti emersi in pochi giorni di campagna elettorale): quando sembrava che le istanze di Pd e Azione potessero confluire, ecco l’uscita di Carlo Calenda che pone un distinguo imponente alla linea ribadita dall’esponente della segreteria Pd Matteo Ricci (che parlava di Letta come candidato Premier naturale), «Discutiamo di cose concrete, non di nomi e alchimie. Per Azione e Più Europa il candidato presidente del Consiglio non può essere Enrico Letta. Cercare di forzare su questo punto chiuderebbe immediatamente la discussione. Il nostro obiettivo è convincere Mario Draghi a rimanere a palazzo Chigi, portando voti su un’agenda coerente con quella portata avanti dal suo governo». In serata arriva la controreplica dalle parti del Nazareno dove non pare sia stata particolarmente gradita l’uscita dell’ex Ministro MISE: «Noi non siamo la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste. oi siamo impegnati a testa bassa a parlare agli italiani e ce la metteremo tutta per convincerli a scegliere la nostra proposta politica. Poi, in merito al giudizio su Mario Draghi, nessuno certo può avere dubbi su ciò che pensano Letta e il Pd sul suo profilo e la sua caratura. Ma non è un tema in agenda ora».