Primo confronto diretto tra la premier Giorgia Meloni e la nuova segreteria del Pd Elly Schlein. La presidente del Consiglio ha risposto al question time alla Camera, per la prima volta da quando è a capo del governo, e di fronte si è trovata anche la leader dem. Non si tratta di un esordio assoluto in Parlamento per Schlein, in quanto era già intervenuta in commissione Affari costituzionali di Montecitorio, chiedendo le dimissioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Invece il confronto in Aula con Meloni non ha precedenti e assume significato anche perché sono entrambe donne leader di partito. In tale circostanza, Schlein ha voluto affrontare i delicati temi del salario minimo e del precariato. «C’è un dramma di cui non vi sentiamo parlare mai: la precarietà e il lavoro povero che colpiscono donne e giovani, in particolare al Sud. Ci sono tre milioni di persone povere anche se lavorano».



Da qui la necessità, secondo Elly Schlein, di fissare un salario minimo, perché «sotto una certa soglia non si può neppure parlare di lavoro, è sfruttamento». Inoltre, ha recuperato una dichiarazione passata di Giorgia Meloni, secondo cui il salario minimo è uno specchietto per le allodole: «Vada a dirlo a chi ha uno stipendio da fame». Schlein si è detta anche stupita dal fatto che il governo non veda «il nesso tra la denatalità e la condizione precaria delle donne. Perché non approviamo subito salario minimo e congedo paritario di almeno tre mesi? Aiuterebbe anche il lavoro delle donne, noi ci siamo».



PERCHÉ MELONI È CONTRARIA AL SALARIO MINIMO

Un intervento contro il fenomeno del lavoro povero «è una delle nostre priorità», ha assicurato la premier Giorgia Meloni nella sua replica. Ha ricordato che l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui tra il 1990 e il 2020 il salario medio annuale è calato, mentre altrove in Occidente cresceva. «Gli interroganti del Pd, con una sincerità che fa loro onore, fanno notare che la quota di Pil che è stata destinata a salari e stipendi è diminuita più che negli altri Paesi industrializzati». Dunque, la presidente del Consiglio riconosce che ci sia un problema da affrontare: «Chi ha governato fino ad ora ha reso gli italiani più poveri e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta». Ma ha anche precisato che il governo non è convinto che il salario minimo sia la soluzione: «Temiamo che possa diventare non un parametro aggiuntivo delle tutele dei lavorative, ma un parametro sostitutivo». Quindi, un parametro di questo tipo rischierebbe nel sistema italiano «di creare condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e fare per paradosso un favore alle grandi concentrazioni economiche alla quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori». Di conseguenza, Giorgia Meloni ritiene più efficace «estendere la contrattazione collettiva anche nei settori in cui oggi non è prevista e tagliare le tasse sul lavoro e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità». Per quanto riguarda i congedi parentali, la presidente del Consiglio è d’accordo: «Abbiamo aggiunto un ulteriore mese di congedo parentale, utilizzabile nei sei anni dal padre o dalla madre, retribuito all’80%, era l’unica cosa che si poteva fare con le poche risorse a disposizione. E poiché il tema del sostegno alle madri lavoratrici e il sostegno alla natalità per noi è una priorità assoluta, io sono sempre disponibile a parlare e a confrontarmi».



LA CONTROREPLICA DI ELLY SCHLEIN ALLA CAMERA

«Siete in carica da soli cinque mesi, è vero, ma state andando nella direzione sbagliata. Avete allargato il ricorso ai voucher, volete estendere i contratti a termine», ha replicato di Elly Schlein. La segretaria del Pd definisce la destra «ossessionata dall’immigrazione», però poi non vede «l’emigrazione di tanti giovani che i salari bassi e la precarietà costringono a costruirsi un futuro altrove». Quindi, ha aggiunto: «Avete quasi cancellato Opzione donna. Queste sono le risposte». Le priorità del governo sono altre: «I rave, i condoni, la guerra alle Ong e da ieri colpire i figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali che hanno gli stessi diritti di tutti i bambini e bambine che fanno parte della nostra comunità». Elly Schlein ha concluso il suo intervento con un altro attacco al governo: «Sul piano sociale, la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione ed insensibilità, ma la vostra propaganda sta sfumando».