Cos’è il Memoriale Moro e quando fu trovato dal generale Dalla Chiesa
La storia del Memoriale Moro e del suo ritrovamento viene affrontato all’interno della fiction Il nostro generale, con protagonista Sergio Castellitto: come noto ormai, nella serie Ra si racconta la storia di Carlo Alberto Dalla Chiesa e del suo Nucleo Speciale Antiterrorismo che portò preziose innovazioni nel contesto delle indagini contro mafia e Brigate rosse. Creato nel 1974, fu sciolto due anni dopo e nel 1978, con il rapimento di Aldo Moro, il generale Dalla Chiesa fu richiamato in prima linea dopo il sequestro del presidente della Democrazia cristiana per tentare di arrivare a una svolta attraverso il suo approccio investigativo.
E i risultati non si sarebbero fatti attendere molto. Pochi mesi più tardi, infatti, gli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa avrebbero scoperto il covo brigatista di via Monte Nevoso a Milano in cui fu rinvenuto il memoriale di Aldo Moro, una raccolta di testi in cui si condensarono dolore, accuse e sospetti dello statista intorno alla Dc e alla sua gestione del drammatico momento che lo vide finire prigioniero delle Br e infine ucciso. Buona parte dei documenti sarebbero stati scoperti dalle forze dell’ordine nel covo di Milano nell’ottobre 1978, ma è nel 1990 che altre carte vennero scoperte in un anfratto segreto dietro un muro.
Memoriale Moro, quando il generale Dalla Chiesa fu richiamato in prima linea contro le Br
Durante i 55 giorni di prigionia che seguirono il suo rapimento da parte delle Brigate rosse, Aldo Moro scrisse decine di lettere e la scoperta di un covo delle Brigate rosse a Milano, in via Monte Nevoso, mesi dopo la sua uccisione, portò gli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a ritrovare una parte dei documenti classificati successivamente come “Memoriale Moro”. Era l’ottobre 1978, e il resto di quelle carte rinvenute nella base dei terroristi, che avrebbe custodito l’archivio dei brigatisti, sarebbe stato ritrovato diversi anni più tardi, nel 1990, durante dei lavori di ristrutturazione.
Era il 1° ottobre 1978 quando, ricostruisce l’Archivio di Stato di Roma, il nucleo dei reparti anti-terrorismo dei Carabinieri (guidato dal generale Dalla Chiesa) ispezionò il covo e furono rinvenuti 78 fogli dattiloscritti con le trascrizioni delle lettere di Moro, alcune recapitate e altre no, prodotte durante il sequestro del presidente della Dc, e di altri scritti apparentemente riconducibili all’interrogatorio all’ostaggio dal “tribunale del popolo”. Degli originali nessuna traccia. Il corpus che sarebbe stato rinvenuto nel 1990 sarebbe stato composto da 420 fogli, di cui 181 relativi a missive e biglietti, e 239 fogli a comporre ciò che poi sarebbe stato definito il “Memoriale” di Aldo Moro. Nella fiction viene ben rappresentato il travaglio interiore e pubblico del generale Dalla Chiesa il quale, invece che essere ringraziato per l’ottimo lavoro di indagine, viene attaccato da stampa e politica perché accusato di non aver consegnato l’intero corpus del Memoriale. Se in un primo momento il Governo targato DC non volle subito diffondere l’intero contenuto, dopo le forti pressioni dell’opinione pubblica ancora scossa dall’omicidio dello statista Aldo Moro, il Viminale decise di rendere pubblici i testi del Memoriale. Anche dopo tale svolta restò sempre parte della stampa non convinta che Dalla Chiesa fece reperire l’intero memoriale, accuse però sempre respinte e smentite dal generale in persona. «Rinuncio a tutte le cariche, esclusa qualsiasi candidatura futura, mi dimetto dalla DC, chiedo al Presidente della Camera di trasferirmi dal gruppo della DC al gruppo misto. Per parte mia non ho commenti da fare e mi riprometto di non farne neppure in risposta a quelli altrui», è il passaggio forse più duro e famoso emerso dal Memoriale Moro contro i suoi colleghi e amici della Democrazia Cristiana al termine di un sequestro brutale e sfibrante. Nel memoriale sono contenute anche preziose analisi di Moro su temi svariati tra cui il rapporto con Michele Sindona, la strategia della tensione, lo scandalo Lockheed, la strage di Piazza Fontana, lo scandalo Italcasse e l’Operazione Gladio; nonché giudizi alquanto controversi riguardo i rapporti con Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.