Memories – I ragazzi delle scorte: 1992, le stragi di Capaci e via D’Amelio

Questa sera, giovedì 25 maggio, alle 21.20 su Rai 3 va in onda “Memories- I ragazzi delle scorte”. Nel primo capitolo dal titolo “1992, le stragi di Capaci e via D’Amelio”, a più di trent’anni dalle stragi di mafia di Capaci e via D’Amelio, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, e Salvatore Lo Presti, in forze al Reparto Scorte della Questura di Palermo, ripercorrono quei tragici eventi che hanno segnato e cambiato per sempre le loro vite. Rosaria a soli 22 anni è rimasta da sola a crescere un figlio di quattro mesi: “Io sono rimasta intrappolata, io non ne esco più da questa storia”. Vito era uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone, rimasto ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio 1992.



Il vice sovrintendete della polizia di Stato Salvatore Lo Presti, membro del reparto scorte della Questura di Palermo, ha perso otto colleghi. Oltre a Vito: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Emanuela Loi, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano.

Memories – I ragazzi delle scorte: La Quarto Savona Quindici

Per 27 anni non sono riuscito a ritornare in via D’Amelio, perché mi ritornava sempre addosso quella puzza di polvere mista a tritolo e carne bruciata. Ogni tanto quell’odore ancora riaffiora, ora sono passati trent’anni, io credo nelle istituzioni e spero che prima o poi si possa affermare tutta la verità e che quella verità riesca a far finalmente scomparire quella puzza di tritolo e carne bruciata”, racconta Salvatore Lo Presti, che faceva parte della scorta di Paola Borsellino. Il secondo capitolo del docufilm “I ragazzi delle scorte”, dal titolo “La Quarto Savona Quindici”, è dedicato alla memoria di Antonio Montinaro, capo scorta del giudice Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci insieme alla magistrata Francesca Morvillo, agli agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo. La storia di Antonio viene ripercorsa attraverso le parole della moglie Tina Montinaro e del collega e amico Dario Falvo.



Le parole di Tina Montinaro, vedova di Antonio

A Palermo in quegli anni sembrava tutto normale, ma normale non era. Non era normale sentire tutte queste sirene, le macchine di scorta, e ancora prima i morti… sembrava una città abituata a tutto questo. Io mi sono ritrovata sposata con un poliziotto che a 24 anni decide di scortare l’uomo più a rischio d’Italia, Giovanni Falcone”, inizia così il racconto di Tina Montinaro, che non ha mai abbandonato Palermo. “Quarto Savona 15” è il nome in codice dell’auto della scorta del giudice Giovanni Falcone distrutta dall’esplosione di Capaci, il 23 maggio del ’92, e dentro la quale morirono gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Da anni la teca che contiene i resti della Fiat Croma fa il giro dell’Italia: “Nella Quarto Savona quindici ci sono i resti di tre ragazzi, i corpi di Antonio, Vito e Rocco: ci sono tre vite, tre famiglie, tre speranze. C’è tutto, in quella macchina. Anche se era ridotta a un cumulo di lamiere quella macchina doveva essere portata in giro in tutta Italia, perché quell’auto doveva diventare un simbolo e perché dovevamo dimostrare a tutti che quei tre ragazzi in fondo non li avevano fermati”, spiega Tina Montinaro.