Benjamin Mendy, difensore del Manchester City accusato di sette stupri, è stato rilasciato su cauzione: si trova adesso in libertà vigilata in attesa del processo presso il tribunale di Chester, nel nord ovest dell’Inghilterra, ma dovrà sottostare a numerose misure stringenti, tra cui ad esempio l’obbligo di vivere presso il suo domicilio e la consegna del passaporto, che gli impediranno di potere partire. Un provvedimento comunque meno duro rispetto a quello precedente, che lo ha costretto a trascorrere cinque mesi di carcere.
Il processo, come rivela la BBC, è stato rinviato alla prossima estate. Il 24 gennaio, tuttavia, il campione del mondo con la Francia nel 2018, dovrà recarsi in tribunale per un’ulteriore udienza preliminare per riesaminare il rilascio. È in questa occasione che il calciatore dovrà dichiararsi colpevole o non colpevole. Da ciò dipenderà anche l’eventuale condanna. Quel che appare certo, in ogni caso, è che la carriera da protagonista nel mondo dello sport è ormai un ricordo lontano. Ad agosto scorso, dopo la misura cautelare in carcere, il Manchester City, che lo aveva acquistato nel 2017 per circa 60 milioni di euro, lo ha infatti sospeso. Adesso appare impossibile pensare che possa trovare un’altra squadra, date le vicissitudini giudiziarie.
Mendy, difensore del Manchester City accusato di 7 stupri: cosa rischia
Benjamin Mendy è accusato di ben sette stupri nei confronti di quattro donne e di molestie sessuali nei confronti di un’altra: il difensore del Manchester City è ormai nel mirino della giurisprudenza da un paio di anni. Gli episodi sarebbero avvenuti tra ottobre 2020 e agosto 2021, ma l’ultima violenza denunciata sarebbe risalente allo scorso luglio. Una delle vittime sarebbe stata anche minorenne al momento dei fatti.
Il campione del mondo della Francia finora ha sempre negato ogni accusa, ma nei prossimi giorni sarà costretto a definire attentamente la strategia di difesa insieme ai suoi legali. Nel caso in cui si dichiarasse non colpevole, infatti, potrebbe rischiare l’ergastolo a seguito del processo. Nel caso in cui decidesse di collaborare con la giustizia, invece, la pena più dura potrebbe essere pari a 19 anni di carcere.